LA PERLA DEL CRIS
Nonostante tutto sto col "Cere"
Lo sfogo del coach dell'Ambrì deve indurre a una profonda riflessione
Pubblicato il 13.12.2022 09:22
di Cristiano Perli
  A volte le cose bisogna dirle in maniera forte, senza freni, tirando fuori quello che ci sta sullo stomaco.
Fa più rumore, è vero, e l’effetto può essere maggiore. Addirittura devastante, come in questo caso.
Perché Luca Cereda ha detto quelle cose dopo la partita contro il Langnau?
Perché se l’è presa con la tifoseria?
L’impressione è che si sia trattato di uno sfogo dettato più che altro dalla frustrazione.
Non di una sola partita ma bensì di un lungo e difficile periodo nel quale i risultati non sono arrivati. L’illusione di un grande inizio di campionato è stata spazzata via da una lunghissima fila di sconfitte. E non di un “breve periodo”, come vuol far intendere lui.
Soffre Cereda e soffrono i tifosi. Tutti assieme, in una Valle di tristezza e delusione.
Bisogna tornare indietro a inizio stagione, quando la squadra vinceva e convinceva.
Chissà che dietro quelle parole che predicavano calma e “piedi per terra”, non ci fosse invece la speranza di poter finalmente fare un piccolo passo in avanti. Come squadra e come società.
Liquidare adesso le parole del coach credendo che siano soltanto frutto di una dichiarazione di “pancia” sarebbe uno sbaglio: quando Cereda parla c’è sempre dietro un messaggio che vuole lanciare. Per smuovere qualcosa o qualcuno, per far capire che le cose non funzionano. E che è arrivato il momento di agire.
L’impressione è che Cereda sia stanco, forse stufo, di un ambiente che gli chiede delle cose che a suo modo di vedere sono difficili da raggiungere. Per non dire impossibili.
Con l’arrivo della pista e una rosa oggettivamente più competitiva, si pensava che l’Ambrì potesse svoltare. Ma finora non è stato così.
La partenza di Burren è stato un altro brutto schiaffo, un’altra brutta batosta.
Cereda sente che le ambizioni della gente crescono e che forse anche verso di lui non esiste più quella fiducia incondizionata che c’era negli anni scorsi, quando le stagioni erano più che altro di “transizione”.
Ora la società è entrata in un’altra èra e forse, lentamente, il tifoso sta diventando più esigente.
Nonostante tutto però, e qui non sono d’accordo con lui, la gente è rimasta vicino alla squadra, ha sempre riempito la pista e non ha mai fatto mancare il suo entusiasmo.
E tutto sommato, crede ancora in Cereda. Che resta il nostro allenatore e siamo convinti che presto o tardi ci tireremo fuori anche da questa difficile situazione.
Non dimenticando, e qui Cereda ha ragione, che l’Ambrì è pur sempre l’Ambrì. Ricordando chi siamo e da dove veniamo, come ama dire lui.
Ma se ogni tanto, imprecando o mugugnando, qualcuno tirerà fuori il proprio malessere, anche lui dovrà accettarlo.
Come capita a tutti gli allenatori e a tutte le tifoserie del mondo quando le cose non vanno bene.
Si soffre assieme e si vince assieme.
E prima di parlare di futuro, aspettiamo la fine di questa stagione.