Pier
Paolo Pasolini, erano i lontani anni Settanta, aveva avvertito: “Il
calcio è l'ultima rappresentazione sacra del nostro tempo. È rito
nel fondo, anche se è evasione. Mentre altre rappresentazioni sacre,
persino la messa, sono in declino, il calcio è l'unica rimastaci. Il
calcio è lo spettacolo che ha sostituito il teatro”.
In
un Mondiale dal tifo asettico, i sostenitori dell'Argentina cantano
il loro amore incondizionato e manifestano un immenso orgoglio per
l'Albiceleste.
Lo
stanno facendo con un motivo contagioso e coinvolgente. Si tratta di
un adattamento di una canzone composta dal gruppo “La Mosca
Tse-Tse”, una band ska fondata negli anni Novanta.
Il
testo ha un contenuto calcistico, ma è pure un pretesto per
raccontare la storia di un popolo. Si narra di Maradona e Messi, ma
non si dimentica la guerra delle Falkland.
Il
titolo: “Muchachos, ahora nos volvimos a ilusionar”.
In
spagnolo: “En
Argentina nací, tierra de Diego y Lionel / de los pibes de Malvinas
que jamás olvidaré / No te lo puedo explicar, porque no vas a
entender / las finales que perdimos, cuántos años las lloré / Pero
eso se terminó porque en el Maracaná / la final con los brazucas la
volvió a ganar papá / Muchachos, ahora nos volvimos a ilusionar /
quiero ganar la tercera, quiero ser campeón mundial/ Y al Diego en
el cielo lo podemos ver / con Don Diego y con la Tota, alentándolo a
Lionel”.
Che
in italiano diventa:
“Sono
nato in Argentina, terra di Diego e Lionel / dei ragazzi delle
Malvinas che non dimenticherò mai / non te lo so spiegare perché
non capirai / le finali che abbiamo perso, quanti anni ho pianto per
loro / Ma è finita perché nel Maracaná / la finale con le brazucas
è stata vinta ancora da papà / Ragazzi,
ora siamo di nuovo emozionati / Voglio vincere il terzo (Mondiale),
voglio essere campione del mondo/
E possiamo vedere Diego in cielo / con Don Diego e La Tota (i
genitori di Maradona) incoraggiando a Lionel”.
Sono
evocati diversi avvenimenti che non sono solo collegati allo sport,
si fa riferimento: alle isole Malvinas e alla guerra contro
l'Inghilterra nel 1982; alle finali Mondiali perse nel 1990 e 2014;
alla vittoria otenuta al Maracanà nella Coppa America del 2021
contro gli acerrimi rivali del Brasile.
Perché
è anche questa la forza del football: la manifestazione
dell'identità nazionale con altri mezzi. Una maglia, dei colori
diventano dei potenti simboli da esporre e da difendere. È la
comunità che prende forma e che esprime il suo spirito. E
l'individuo che diventa collettivo. Il destino non spaventa, poiché
non si cammina da soli, ma tutti insieme. Uniti si soffre di meno e
si desidera con maggiore intensità. E la resa finale non è
prevista, nel calcio c'è sempre un domani. Si può ricominciare
ancora e ancora.
E
l'illusione, quando non è fallacia, richiama la speranza.