CALCIO
"Io, felice di stupire me stesso"
Antoine Rey ripercorre la sua lunga carriera e ci parla del "suo" Mendrisio
Pubblicato il 18.12.2022 20:01
di Enrico Lafranchi
Era partito 20 anni fa da Losanna, destinazione Lugano. “La mia passione per il calcio non ha età” ci aveva detto al termine dell’ultima partita disputata con il Chiasso. Oggi gioca in Seconda Interregionale con lo stesso entusiasmo di quando aveva debuttato alla Pontaise, appena diciasettenne. Ha disputato 200 partite, il Losanna era dovuto ripartire dalla Seconda Inter con la Under 21 ottenendo due promozioni di seguito sotto la guida di Gérard Castella.
Antoine Rey, è di lui che parliamo, ricorda: “Può sembrare un paradosso ma lo potrei considerare un colpo di fortuna in quanto è stato Gabriel Calderon a lanciarmi in LNB l’anno prima del fallimento: un’emozione indimenticabile!”.
Nel 2010 eccolo a Lugano con Simone Boldini, ai tempi della gestione Preziosi-Pastorello. Tanti bei ricordi: “La mia prima stagione in Super League con Zeman lo ritengo uno dei più belli, come pure l’anno della promozione con Livio e la finale di Coppa malgrado la sconfitta. Sono stato 8 anni a Lugano, anche la stagione (2015-16) in cui centrammo la salvezza all’ultima giornata battendo il San Gallo (Cornaredo 3-0, Zurigo retrocesso) non lo posso dimenticare”.
Alla fine ha però trangugiato un boccone amaro: “Sarei rimasto volentieri, purtroppo Renzetti decise di non confermarmi”. Parafrasando il titolo di un noto film diciamo che in quell’estate 2017 un “Angelo” non scese a Cornaredo come accadde, in celluloide, a Brooklyn… Non esageriamo dicendo che Antoine questa ‘cortesia’ ce l’ha ancora avvolta in un fazzoletto bagnato da lacrime. Deve essere stato un colpo terribile, glielo avevamo letto in faccia: “È stato il momento più brutto della mia carriera, ci tenevo moltissimo a restare bianconero”. Da buon capitano (o ex che dir si voglia) non ci furono da parte sua discussioni. Gli sarebbe dispiaciuto lasciare il Ticino, la sua delusione venne immediatamente spazzata via dalle due momò (“Sono stato fortunato”). Ha afferrato al volo l’opportunità datagli da Nicola Bignotti (“È stata la chiave di volta del mio futuro, stavo pensando di rientrare a Losanna”) di vestirsi di rosso e blu. A Chiasso ha avuto come allenatori Abascal, Raineri, Mangiarratti, Manzo.
Anche in Challenge League si è sempre contraddistinto per dedizione e cuore. L’Informatore, settimanale del Mendrisiotto, ne aveva esaltato le sue doti: “Un giocatore d’acciaio che ogni allenatore vorrebbe avere ai suoi servizi nonostante abbia superato la trentina”.
Un ragazzo semplice, modesto, umile. “Il calcio – così ebbe a dire – è cambiato soprattutto a livello di ‘contenuti’. Quando ho iniziato a giocare non c’erano nemmeno le telecamere…”. Un gran bel giocatore, tenace, grintoso (fors’anche un tantino troppo negli ultimi anni…). Ammirevole la sua costanza, il suo fisico prestante è un buon motivo per continuare a giocare a 36 anni: “Mi piace sudare sul campo piuttosto che guardare calcio dalla tribuna o alla televisione”.
Antoine, il tuo Mendrisio quest’anno va forte: 
“Siamo sulla strada giusta, abbiamo una squadra di qualità. Bene assortita in ogni reparto anche sulla panchina in caso di assenze importanti. Chi l’ha allestita l’ha fatto in modo intelligente”.
Anche il nuovo allenatore sta lavorando bene: 
“Amedeo Stefani (ex Castello, ndr) ha capito che in questa categoria, come d’altronde in quelle "minori", il calcio deve essere soprattutto un divertimento”.
Lo è anche per te nonostante gli impegni professionali? 
“Oggi ancora di più perché alla fine della giornata lavorativa mi prende una gran voglia di andare al campo e divertirmi con i compagni”.
Una passione che non ti è mai venuta meno:
 “È vero, è un po’ difficile da spiegare… Magari oggi per la mia età (leggi efficienza atletica, ndr) non gioco più gli interi 90 minuti però mi sta bene anche una sola metà tempo o qualche scampolo di partita”.
Come spieghi questo tuo forte legame con il Mendrisio? 
“Considero qualcosa di eccezionale, di raro ai giorni nostri, il fatto che il presidente Pellegrini mi abbia tenuto in considerazione non solo per il calcio ma anche a livello umano. Quando si arriva a una certa età bisogna per forza pensare anche al domani”.
La promozione sarebbe la tua ciliegina sulla torta: 
“Andiamoci piano… Non mi piace parlare di promozione, lo abbiamo fatto troppo in questi ultimi 3 anni (2019-20 ultima stagione in PL). Siamo solo a metà dell’opera, sarà il campo a decidere. Naturalmente saremmo tutti felici se riuscissimo a coronare questo sogno”. 
Complimenti ad Antoine Rey.