Dopo qualche giorno di
pausa utile a riprendersi da una finale interminabile e memorabile, ecco alcune
riflessioni sparse sul Mondiale appena terminato. Partiamo dalla fine.
Leo Messi che alza la Coppa del Mondo. Lo fa con indosso un mantello, il Bisht.
In queste ore il dibattito si è diviso tra chi sostiene che si sia trattato di
un atto di rispetto nei confronti del fenomeno argentino e chi ci ha visto invece
un gesto di arroganza ed eccessivo potere. Alcuni sostengono inoltre che
Maradona non l’avrebbe mai accettato, ma in realtà anche Diego – legittimamente
– non si è tirato indietro davanti alla vagonata di soldi e a un jet privato in
omaggio, accomodandosi sulla panchina dell’Al-Wasl nel 2011 e dell’Al-Fujairan
nel 2017. Senza fare inutili paragoni, quindi, ci si potrebbe limitare a dire
che sarà un peccato, tra qualche anno, dover riguardare le foto della
premiazione e non vedere risplendere la gloriosa numero 10 albiceleste nel
momento in cui il capitano ha alzato al cielo la Coppa più importante del
mondo.
E a proposito di
vittoria, non si può non parlare del portiere argentino Emiliano Martinez, vero
eroe tra i pali tra rigori parati e l’intervento miracoloso su Kolo Muani
all’ultimo secondo dei tempi supplementari. Ma anche lui, al momento della
premiazione, non è stato proprio impeccabile. Un gesto inutile e volgare, il
suo, soprattutto in un momento in cui un vincitore dovrebbe soltanto pensare a
come festeggiare un trofeo che in pochissimi hanno l’onore di mettere in
bacheca. “L’ho fatto perché i francesi mi stavano fischiando. Con me
l’arroganza non funziona”. I tifosi avversari fischiano, ma questa non è una
novità del Qatar. E sarebbe bastato girarsi dall’altra parte: un popolo di
argentini lo acclamava e osannava. Ma non contento, Martinez ha proseguito a
suo modo la festa anche negli spogliatoi, dedicando a Mbappé un coro non
particolarmente simpatico: “Un minuto de silencio…para Mbappé que está
muerto”. Lo sfottò ci sta sempre,
ma il de profundis forse è un po’ eccessivo.
Anche perché lo
stesso Mbappé si è dimostrato un giocatore strepitoso. Da domenica si parla
comprensibilmente solo di Lionel Messi, ma il 10 francese è un qualcosa di
impressionante. Corre, dribbla, calcia, rimane in partita anche se per 80
minuti non vede il pallone. La serpentina al minuto 123 con cui ha saltato due
giocatori ed è entrato in area ha fatto tremare mezzo mondo. A 23 anni,
tripletta e rigore segnato in una finale mondiale. E lui un Mondiale l’ha già
vinto. Chapeau.
In conclusione, però,
si può senza dubbio affermare che quella tra Francia e Argentina è stata la
finale mondiale più bella di sempre, oltre che una delle più appassionanti
partite nella storia del calcio. E in un’edizione così criticata per motivi
extracalcistici, il pallone ha lasciato le polemiche in secondo piano e si è
preso la scena. Regalandoci ancora una volta emozioni epiche e indescrivibili.