Non c’è gusto a essere felici
Bianca, un film imperdibile e da rivedere
Nell’epoca delle passioni tristi
Pubblicato il 24.02.2021 13:45
di Angelo Lungo
“Fin dall’inizio mi sono venute naturali tre cose: stare dietro ma anche davanti alla cinepresa, raccontare il mio ambiente, politico e generazionale, e farlo con autoironia. Ci ho preso gusto e mi sono divertito a costruire un personaggio: la passione per i dolci, una certa rissosità, le inquadrature delle scarpe, lo sport più praticato che visto”.
Nanni Moretti nel 1984 esce nella sale con uno dei suoi film più riusciti: Bianca, una storia struggente, ironica, drammatica, dove si parla di solitudine, di amore e della felicità.
Il protagonista è Michele Apicella (Nanni Moretti), predilige la solitudine, un igienista a oltranza, un ossessivo. La sua autentica passione è quella di osservare e analizzare i comportamenti dei suoi amici, in maniera particolare quelli che hanno un legame di coppia.
Insegna matematica in una scuola davvero speciale, una sorta di luogo surreale. La matematica lo sorregge nella ricerca incessante della perfezione, una chiave che gli consente di chiudere la serratura e impedire agli altri di aprire la porta e entrare nel proprio mondo.
Parte dal presupposto che la felicità sia una cosa seria e se c’è deve essere totale.
A scuola arriva una nuova collega Bianca (Laura Morante), colpito dal suo modo di camminare se ne innamora e inizia con lei una relazione.
La loro frequentazione è destinata a precipitare, Michele è troppo perfezionista e altera il concetto di felicità, mentre per Bianca è possibile, lui la intende solo in termini di assolutezza.
Bianca è un film che travolge e che suscita una malinconia velata di tristezza. Il tentativo di stare con gli altri naufraga a causa dell’incapacità di comunicare, istinto e ragione percorrono strade che non si incrociano.
Non c’è speranza poiché le delusioni del passato, secondo Michele, sono destinate a ritornare e per evitare di farsi del male, prima sabota e poi tronca ogni rapporto.
Il film ha anche un contorno giallo con un finale sorprendente e amaro.
Scrive Milan Kundera: “Il tempo umano non ruota in cerchio ma avanza veloce in linea retta. È per questo che l’uomo non può essere felice, perché la felicità è desiderio di perfezione”.