Qatar 2022
Dibu Martinez: "In Nazionale gioco non per i soldi, ma per i colori"
Il portiere dell'Argentina è stato celebrato come un eroe dalla sua gente
Pubblicato il 23.12.2022 07:55
di Red.
Emiliano “Dibu” Martinez è stato accolto come un eroe invincibile. Nella località costiera di Mar del Plata, a circa 400 km da Buenos Aires, lo hanno acclamato più di 100 mila persone. Il portiere dell'Aston Villa è originario di quei luoghi e ha ricevuto l'omaggio della sua gente. Uno schermo gigante ha proiettato le sue prestazioni durante la Coppa del Mondo.
Sicuro di sé e non poteva essere altrimenti, ha commentato che ai rigori si sente “forte” e “imbattibile”. E i rivali lo “rispettano”.
Spiega: “Quando ho parato il primo rigore (contro la Francia), ero certo che l'altro ragazzo si sarebbe innervosito, l'ha buttato fuori. Ha mandato tutto all'aria”.
Su Messi ha le idee chiare: “È il miglior giocatore del pianeta. Il mio ultimo sogno da portiere era quello di dare il titolo mondiale al migliore del mondo, in modo che non ci siano dubbi su chi è il migliore giocatore di tutti nella storia”.
Ma anche i più duri hanno dei sentimenti: “Provo solo orgoglio. Ogni partita che giocavamo dicevamo che stavamo giocando per la gente. Non andiamo in Nazionale per soldi, ma per i colori. Quando le gambe non ce la facevano, il cuore faceva sempre un passo avanti”.
I rigori tra Argentina e Francia sono già storia. Uno psicologo norvegese, Geir Jordet, ha analizzato con la precisione dello studioso il comportamento di Martinez. Sostiene che ha messo in atto una sopraffina strategia psicologica e i francesi sono stati condizionati dai suoi atteggiamenti: l'accoglienza riservata a Lloris; strette di mano date agli avversari.
Provocazioni attuate anche con l'arbitro, si è lamentato più volte, tutto questo ha contribuito ad innervosire ulteriormente i rigoristi rivali.
A completare: l'esultanza senza limiti e palesemente teatrale; il possesso continuo della palla, allontanata dai francesi, data con cura ai compagni.
Jordet ha sentenziato: “I suoi giochi mentali sono imprevedibili e calcolati. È il Machiavelli del calcio. Lo copieranno. Ne sono certo”.
Chissà, anche se il famoso “il fine giustifica i mezzi” è una forzatura e una semplificazione del pensiero del fiorentino.