CALCIO
Ricordando Atom-Otto
Cinque anni fa la scomparsa del più grande giocatore mai giunto in Ticino
Pubblicato il 29.12.2022 20:41
di Enrico Lafranchi
Sono già trascorsi 5 anni dalla morte di Otto Luttrop. Con il Lugano di Cecchino Malfanti, dov’era arrivato nel 1966 proveniente dal Monaco 1860, vinse una Coppa nel 1968. Oltre ai bianconeri (1983-85) allenò i rossoblù del suo grande amico Ernesto Parli (“L’ambiente più bello che ho trovato in Ticino è stato quello di Chiasso”). Quando ci incontravamo in città mi salutava con questa battuta: "La nostra è una classe di ferro".
Non tanto, credo, in riferimento alla nota serie televisiva di Bruno Corbucci, quanto all’idea che lo fosse per davvero la 1-9-3-9… Di sicuro Luttrop, con rispetto parlando di altri big, risulta essere il calciatore straniero più forte mai giunto in Ticino, con Klaus Stürmer, anche lui tedesco, il migliore della Svizzera. Lo vogliamo ricordare, il giorno di Natale, con alcuni ‘pensieri’ di Giordano Delfini che ci aveva lasciati anni prima. Giornalista e scrittore, Delfini era stato addirittura suo vice sulla panchina del Cornaredo.
Luttrop si innamorò subito di Lugano e della sua gente, lui era così diverso, così forte, così tedesco… La velocità di palla delle sue bombe (ricordate quella da metà campo al San Giacomo? – Ndr) si avvicinava ai 100 chilometri orari… Nato sotto il sego dei Pesci il gigante ‘Atom-Otto’ riusciva nel privato a essere riservato per non dire timido e raffinato. Un grande campione e, perché no, un grande uomo. Personaggi come lui meritano stima incondizionata, ammirazione e grande rispetto. È stato soprattutto merito suo se al Cornaredo ci fu tanta voglia di sognare e di gridare ‘grande Lugano’. Questa folgore permise ai bianconeri di diventare grandissimi, stabilendo primati di pubblico con oltre 55.000 spettatori al St. Jakob”. Era tutta un’altra cosa il calcio e il Lugano di quei tempi. Chi non li ha vissuti non li può immaginare!
Otto fu molto amato anche a Chiasso, in tempi indubbiamente lontani anni-luce da quelli attuali: <Nella squadra della città di confine, prima come allenatore-giocatore poi da allenatore, ho trascorso sei anni favolosi. Alla guida della società c’erano Ernesto Parli ed Emilito Quadri, due signori dirigenti che hanno sempre fatto di tutto per fare stare bene la squadra. L’ambiente era formidabile, qualcosa che ti prendeva il cuore”.
Ci è sembrato giusto ricordare “il fuoriclasse che ha segnato anni stupendi per gli amanti del nostro mondo pallonaro” con questi ‘scampoli’ di commenti nostri e di Giordano che probabilmente non esagerava dicendo scherzosamente (era nella sua indole) “Nereo Rocco avrebbe fatto false carte fino a vendere il Duomo di Milano pur di avere Atom-Otto alla sua corte”.