Sono già trascorsi 5 anni
dalla morte di Otto Luttrop. Con il Lugano di Cecchino Malfanti, dov’era
arrivato nel 1966 proveniente dal Monaco 1860, vinse una Coppa nel 1968. Oltre
ai bianconeri (1983-85) allenò i rossoblù del suo grande amico Ernesto Parli (“L’ambiente
più bello che ho trovato in Ticino è stato quello di Chiasso”). Quando ci
incontravamo in città mi salutava con questa battuta: "La nostra è una
classe di ferro".
Non tanto, credo, in riferimento alla nota serie televisiva di Bruno Corbucci, quanto all’idea che lo fosse per davvero la 1-9-3-9… Di sicuro Luttrop, con rispetto parlando di altri big, risulta essere il calciatore straniero più forte mai giunto in Ticino, con Klaus Stürmer, anche lui tedesco, il migliore della Svizzera. Lo vogliamo ricordare, il giorno di Natale, con alcuni ‘pensieri’ di Giordano Delfini che ci aveva lasciati anni prima. Giornalista e scrittore, Delfini era stato addirittura suo vice sulla panchina del Cornaredo.
Non tanto, credo, in riferimento alla nota serie televisiva di Bruno Corbucci, quanto all’idea che lo fosse per davvero la 1-9-3-9… Di sicuro Luttrop, con rispetto parlando di altri big, risulta essere il calciatore straniero più forte mai giunto in Ticino, con Klaus Stürmer, anche lui tedesco, il migliore della Svizzera. Lo vogliamo ricordare, il giorno di Natale, con alcuni ‘pensieri’ di Giordano Delfini che ci aveva lasciati anni prima. Giornalista e scrittore, Delfini era stato addirittura suo vice sulla panchina del Cornaredo.
Luttrop si innamorò
subito di Lugano e della sua gente, lui era così diverso, così forte, così
tedesco… La velocità di palla delle sue bombe (ricordate quella da metà campo
al San Giacomo? – Ndr) si avvicinava ai 100 chilometri orari… Nato sotto il
sego dei Pesci il gigante ‘Atom-Otto’ riusciva nel privato a essere riservato
per non dire timido e raffinato. Un grande campione e, perché no, un grande
uomo. Personaggi come lui meritano stima incondizionata, ammirazione e grande
rispetto. È stato soprattutto merito suo se al Cornaredo ci fu tanta voglia di
sognare e di gridare ‘grande Lugano’. Questa folgore permise ai bianconeri di
diventare grandissimi, stabilendo primati di pubblico con oltre 55.000
spettatori al St. Jakob”. Era tutta un’altra cosa il calcio e il Lugano di quei
tempi. Chi non li ha vissuti non li può immaginare!
Otto fu molto amato anche a
Chiasso, in tempi indubbiamente lontani anni-luce da quelli attuali: <Nella
squadra della città di confine, prima come allenatore-giocatore poi da
allenatore, ho trascorso sei anni favolosi. Alla guida della società c’erano
Ernesto Parli ed Emilito Quadri, due signori dirigenti che hanno sempre fatto
di tutto per fare stare bene la squadra. L’ambiente era formidabile, qualcosa
che ti prendeva il cuore”.
Ci è sembrato giusto ricordare
“il fuoriclasse che ha segnato anni stupendi per gli amanti del nostro mondo
pallonaro” con questi ‘scampoli’ di commenti nostri e di Giordano che
probabilmente non esagerava dicendo scherzosamente (era nella sua indole)
“Nereo Rocco avrebbe fatto false carte fino a vendere il Duomo di Milano pur di
avere Atom-Otto alla sua corte”.