CALCIO
Un monumento ad Andrea
Per Cataldo è la stagione numero 14 con la maglia del Mendrisio
Pubblicato il 02.01.2023 18:48
di Enrico Lafranchi
La squadra del "Magnifico Borgo" sta andando forte, ha sbaragliato il campo a suon di reti (9 in due sole partite senza subirne alcuna) chiudendo l’andata con 7 punti in più dello Zugo 94 dal quale è stato superato in casa al termine di una partita rocambolesca che capitan Cataldo ha dovuto seguire dalla panchina a conferma che anche nel calcio ‘minore’ ci sono mister e misteri… Sì perché Cataldo ha un carisma che costituisce una garanzia. Con lui tra i pali il Mendrisio dopo un paio di annate in sordina (complice alcuni acciacchi e il Covid) dimostra di possedere di nuovo la stoffa della ‘vera’ squadra, in grado di tornare finalmente in quella categoria che aveva dovuto mestamente lasciare dopo un pazzesco valzer di allenatori (ben tre), mai verificatosi in passato (senza dover tornare indietro, è chiaro, ai mitici tempi di “Seba” unico e insostituibile mister).
Cataldo, appunto. Una ventina di anni fa un po’ tutti dicevano che in Ticino c’erano i portieri. Poi veniva Cataldo! Del ‘numero 1’ tutto d’un pezzo momò è importante sottolineare la sua incrollabile fede che lo contraddistingue ancora oggi visto che continua a difendere, a 39 anni, la porta di una compagine che sembra per davvero rinata dalle ceneri in cui si era sparsa nel 2019. La sua non è stata una carriera folgorante come in tanti si sarebbero potuti immaginare: ‘Simply the best’ lo aveva qualificato un collega. “La colpa è anche mia” – ha sempre ammesso Andrea con evidente imbarazzo. A dire il vero qualche fantasma aleggiava ai suoi tempi di Cornaredo e del Comunale. Oggi, a tanti anni di distanza, sembrerebbe che di portieri ticinesi validi per la Super e la Challenge League non ce ne sono più. Siamo così sicuri che quelli che vengono da fuori siano più bravi dei nostri?  Fosse vero, noi non lo crediamo, dovremmo farli rinascere!

Andrea, la passione non ha età: possiamo dire così per quanto ti riguarda? 
“Direi di sì. Tra l’altro quest’anno sono veramente su di giri. Dopo l’operazione della scorsa estate alla spalla mi sento al top. Nella stagione scorsa ho sofferto molto, un girone d’andata così ‘spettacolare’ come questo non me lo ricordo da anni”.
Il Mendrisio può farti un monumento! 
Ride. “Sono qui da quasi 14 anni, tredici e mezzo per l’esattezza. In panchina c’era Roberto Gatti, anche lui era appena arrivato al Comunale”.
Col Chiasso con chi avevi esordito? 
“Guarda caso con Roberto! Avevo 17 anni, ricoprivo il ruolo di terzo portiere. In quell’occasione si era fatto male Oppedisano e Vignola, il secondo, si era strappato durante un riscaldamento. Incredibile!”.
Tre nomi di compagni d’avventura in biancorossonero?
“Tre è un numero un po’ limitato… Beh, dico Patricio Bustamante, Beppe Riccio, Giona Mazzetti che è tuttora mio compagno di squadra”.
E in rossoblù? 
“Régis Rothenbühler, Nicolas Vara, Salvador Mira, ma permettimi di citarne un quarto: Francisco Aguirre” (di big argentini al sud delle Alpi ce n’era un bel grappolo già prima che arrivasse Pablo Bentancur, ndr).
Il miglior allenatore? 
“A Chiasso Pauli Schönwetter e Gatti, a Lugano Vlado mentre ‘Arde’ ha messo la firma sui miei anni migliori a Mendrisio”.
Quest’anno sembrate finalmente in grado di riconquistare la Prima Lega: 
“Siamo una squadra sana dentro lo spogliatoio e forte sul campo. L’ambiente secondo me si sta rivelando determinante. C’è una netta differenza rispetto a qualche anno fa, c’è un bel mix di giocatori, tutti sono molto positivi. Ognuno ha il suo ruolo e la sua importanza, gioca secondo le proprie capacità e caratteristiche”.
Questa volta non diamo a Cesare quel che è di Amedeo… 
“Stefani è un grandissimo tifoso del Mendrisio, è importante che nello staff ci siano persone che capiscono lo spirito momò” Seguiamo l’allenatore perché vediamo che lui ci crede, ha le idee molto chiare“.
Dopo alcune stagioni al buio (c’entra anche il Lockdown) ecco una squadra all’altezza delle sue aspirazioni:
“Già durante le gare di allenamento mi ero reso conto che avevamo una squadra dal potenziale forte. A cominciare dallo zoccolo duro, (Tito, Antoine, Giona, Alessandro Castellan che ha fatto la serie B italiana) per arrivare ai bomber Stefano Gibellini e Riccardo Bini, nonché a Gabriele Mascazzini (un terzetto autore di 27 delle 38 reti realizzate finora, ndr). Sottolineerei però anche la solidità della difesa (Andrea figura quale terzo miglior portiere dei 5 gruppi di Seconda Inter dopo Rajkovacic del Gambarogno e Zobenbühler del Courtételle, ndr)”.
I giocatori giusti, l’allenatore giusto. Un ‘metro’ di giudizio che vale anche per Sebastiano Pellegrini? 
“Il presidente è pure lui un nostro tifosissimo, ci segue in tutte le trasferte. Ha saputo dare nuovi impulsi alla società (che, ricordiamolo, era stata sul punto di fallire, ndr) trasferendo sul campo il suo dinamismo e il suo entusiasmo. È proprio quello che cerchiamo noi giocatori”.  
Gli allenamenti inizieranno il 23 gennaio. Nei movimenti di mercato si registra al momento il rientro all’ovile di Axel De Biasi dal Paradiso.