SPORT
Hockey e calcio, mondi lontani
La tecnologia fa la differenza e nonostante qualche polemica, il pallone è molto avanti
Pubblicato il 06.01.2023 11:09
di L.S.
La tecnologia VAR nel calcio sta facendo discutere. C’è chi la ama, perché oggettivamente ha ridotto le ingiustizie, soprattutto quelle dovute a errori clamorosi e chi invece non la sopporta. E addirittura ne vorrebbe l’abolizione, tornando all’accettazione dell’errore umano.
Sembra difficile, per non dire impossibile, che si arrivi a fare un passo indietro. Anzi, l’impressione è che la tecnologia verrà sempre più potenziata e che una partita di calcio verrà viepiù gestita da chi non sta sul terreno da gioco. Con buona pace degli arbitri che avranno sempre meno potere decisionale e dovranno accettare una co-conduzione, o meglio detto, una supervisione attiva.
Ormai il mondo del pallone ha accettato questa nuova dimensione e nonostante qualche errore che ancora infastidisce e alimenta le polemiche degli anti-VAR, il passo nella giusta direzione è stato compiuto.
Cosa che per il momento non si può certo dire nell’hockey su ghiaccio di casa nostra, dove l’utilizzo della tecnologia lascia ancora parecchio a desiderare.
Poche telecamere, un raggio di intervento ancora (troppo) marginale e chiamate degli allenatori che non risolvono certo le ingiustizie (con l’assurdità della penalità nel caso l’intervento sia fuori luogo).
La sensazione è che l’hockey vuole ma non può. Insomma, vorrebbe incamminarsi sulla via del calcio, cercare di mettere fine a certe speculazioni, dimostrarsi finalmente grande, ma a conti fatti, proprio anche per una questione prettamente economica, non ci riesce.
E allora il caos è garantito, con interventi fallosi che non vengono rivisti e che possono invece cambiare le sorti di una partita, dischi che forse sono entrati in porta (chi lo sa…) e fuorigioco che spesso non vengono segnalati se non visti dalla tribuna da uno specialista del computer.
A dirla tutta una assurdità che rende una partita di hockey un terno al lotto, dove le polemiche hanno e avranno terreno fertile.
Perché chi resta a metà del guado, prima o noi affonda.