Responsabile
dell’Under 21 del Team Ticino/Lugano e di Footeco (ragazzi dagli 11 ai 14 anni)
del FC Lugano: lui è Carlo Ortelli, detto Cao, 62 anni, attualmente in Ticino
forse il maggior esperto quando si parla di giovani calciatori.
Ha vissuto gli
ultimi 40 anni occupandosi dei più grandi talenti che sono passati nel
luganese, dalla generazione dei vari Colombo, Penzavalli, Esposito e Morf sino
a Guidotti e Centinaro dei nostri giorni.
Cao, domenica ha
debuttato in Super League il 18.enne Tommaso Centinaro. Una bella
soddisfazione, no?
“Assolutamente
sì, anche perché parliamo di un ragazzo che sono sicuro ha sempre sognato
di fare il calciatore e il suo atteggiamento in questi anni lo ha dimostrato.
Ha una voglia matta di arrivare, ha fatto di tutto per emergere, era un bravo
giocatore che è diventato un ottimo calciatore. Quest'anno quando ha giocato
nell’Under 21 ha disputato una partita più bella dell’altra. La prima presenza
in Super League è il giusto premio per il suo lavoro ed è un messaggio di
speranza per tutti i ragazzi del settore allievi”.
A proposito dei
ragazzini del Footeco che vestono la maglia del Lugano, sentite Ortelli.
“Ne abbiamo un
centinaio e ce ne sono alcuni veramente bravi. Ma non parlo di due o tre
ragazzi ma di molti di più. Posso tranquillamente certificare al presidente
Renzetti che il FC Lugano ha nei suoi più giovani un talento impressionante.
Ora ovviamente dovremo essere bravi noi a farli crescere nel modo giusto”.
Bisogna rischiare
di più nello schierare i giovani? Vediamo l’esempio del 17.enne Musiala del
Bayern Monaco…
“Non tutti sono
pronti allo stesso momento, sappiamo che la crescita dei ragazzi dipende da
molte cose. È anche vero che ogni tanto bisognerebbe rischiare e
crederci di più”.
In Ticino sembra ormai esserci netta spaccatura tra Team Ticino (e Footeco)
e il settore giovanile bianconero di Novoselskyi.
“Devo iniziare
dicendo una cosa: i ragazzi che dal calcio di base del Lugano, cioè dal settore
allievi gestito da Novoselskyi, arrivano a Lugano, sono tutti molto educati e
dediti al lavoro. Da parte mia c’è un grande rispetto per ciò che fa il settore
giovanile bianconero. Noi poi cerchiamo di continuare questo lavoro e sviluppare questi principi".
Ma chi decide i
principi?
“Per quando ci
riguarda noi seguiamo le disposizioni della Federazione Svizzera di Calcio
(ASF): sono dei metodi che la stessa federazione ha presentato a tutti
partenariati e che tutti seguono, cercando ovviamente di implementarli secondo la filosofia del club".
Novoselskyi però dice che tra la sua filosofia e quella del Team Ticino (e ASF) c’è troppa differenza.
“Onestamente non
lo so, anche perché non ho seguito moltissimo i loro allenamenti che si svolgono a Canobbio. Quando però ho visto il lavoro che fanno con i
piccolini della scuola calcio non mi sembra sia molto diverso dal nostro: sono
giochi e situazioni che ho già visto”.
Si potrebbe
collaborare?
“Direi piuttosto
che si dovrebbe, nell’interesse di tutti, a partire proprio dai ragazzi.
Personalmente però ho sempre cercare di non entrare in queste problematiche
preferendo restare nelle questioni puramente calcistiche”.
Torniamo ai
giovani che ce l’hanno fatta: a Lugano oltre a Bottani, che ormai è quasi 30.enne, sta emergendo pian piano anche Stefano Guidotti (tra poco 22 anni).
“Bottani l’ho
avuto ai tempi dell’Under 21 del Lugano in Prima Lega: da solo riusciva a
tenere da solo sul chi vive le difese avversarie. Lo si vedeva già a quei tempi
che avrebbe avuto un futuro interessante. Credo che nella sua carriera avrebbe
potuto fare qualche gol in più ma non dimentichiamo il lavoro che fa per la
squadra e le ripetute corse che alterna durante la partita gli fanno perdere un
po’ di lucidità. Il suo ruolo? È un bel tema, diciamo che diventa devastante
quando ha degli spazi aperti e palla al piede diventa devastante. Stiamo
comunque parlando di uno dei talenti più puri della Super League”.
E di Guidotti
cosa possiamo dire?
“Purtroppo la sua
crescita è stata frenata da qualche infortunio: adesso sta finalmente emergendo
ma personalmente ci ho sempre creduto. Già nell’Under 18 era evidente che
avrebbe potuto avere una bella carriera. Ha ancora tutto il tempo”.
E della prima
squadra di Jacobacci cosa mi dice? Si è parlato tanto del tema del “fare
spettacolo”.
“Credo che nel
calcio si metta in atto la strategia in base alle caratteristiche dei giocatori
che si hanno a disposizione. Ad ogni allenatore piacerebbe comandare il gioco
in fase offensiva ma ci sono spesso delle difficoltà, una su tutte ovviamente gli
avversari, che spesso non te lo concedono. Io credo che si possa controllare la
partita anche senza palla, impedendo agli altri di giocare e poi ripartire
quando se ne ha l’occasione. Credo che sia un’arma importante per il Lugano e
che Jacobacci faccia bene ad usarla”.
A proposito di
allenatori: ci sono alcuni ticinesi promettenti, vero?
“Direi proprio di
sì. Nell’Under del Lugano con Rota abbiamo Moresi, che avevo già avuto come
giocatore e poi collaboratore nell’Under 21. Sta facendo passi da gigante e ha
tanta voglia di lanciarsi in questa carriera. A Berna, nello
Young Boys ci sono Matteo Vanetta, assistente di Seoane e Alessandro
Mangiarratti, tecnico dell’Under 21: il primo l’avevo avuto come giocatore, il
secondo come allenatore nell’Under 18 del Team Ticino. Sono entrambi
bravissimi: d’altronde se non hai talento e non sei un grande professionista,
non puoi lavorare in una società come lo Young Boys”.