CALCIO
Milan, qualcosa non va
I campioni d'Italia, eliminati in Coppa dal Torino, hanno più di un problema
Pubblicato il 12.01.2023 08:32
di Silvano Pulga
Che al Milan ci sia un problema (più di uno, a dire il vero) era chiaro da un po’. Se non altro, la sconfitta interna, e relativa eliminazione in Coppa Italia da parte del Torino (peraltro rimasto in 10 per l’espulsione – doppia ammonizione – di Koffi Djidji al 70’) ha avuto il merito di togliere ai rossoneri l’alibi del risultato positivo, utilizzato sinora per mettere la polvere sotto il tappeto. Dopo la ripresa, il Diavolo ha inanellato una sconfitta, una vittoria e un pareggio: non una cosa clamorosa (anche il Napoli capolista ha perso), va detto. Tuttavia, l’aspetto grave va rilevato sul fatto di avere incassato dei gol in tutte e tre le occasioni (4 in totale). Contro la Roma, in casa, sempre su calcio piazzato, e nei minuti finali, dopo una partita dominata sul piano del gioco e delle occasioni create. Il Milan segna (a parte ieri sera contro il Torino, 2 gol per partita): ma incassa anche, in egual misura. Cosa che, invece, non era accaduta, lo scorso anno, nella cavalcata vincente del girone di ritorno. 
Cosa c’è che non va? La retroguardia, sicuramente. L’assenza prolungata di Mike Maignan si sta facendo sentire: il portiere francese, oltre a garantire un rendimento elevato tra i pali, ha sempre dimostrato una grande personalità anche a guidare la difesa. Il suo sostituto è solo un buon giocatore da squadra di seconda fascia; e, tra l’altro, il confronto ieri sera con Vanja Milinković-Savić è stato stravinto dal serbo. 
Tuttavia, il problema non è solo in difesa. La campagna acquisti estiva è stata ricca (50 milioni investiti). Tuttavia, è sotto gli occhi di tutti che i nuovi non stiano dando l’apporto sperato. Divock Origi (il quale, in Premier, non aveva avuto  numeri particolarmente importanti) ha problemi fisici, e anche quando ha giocato non ha convinto. Charles De Katelaere, arrivato con le stimmate del predestinato, sinora ha fatto vedere poco. Intendiamoci: il belga è giovane, è per la prima volta in un contesto di livello, e sarebbe folle non dargli delle possibilità. Tuttavia, la sensazione è che, al di là dei problemi di ambientamento, non sia stato del tutto risolto il rebus tattico che lo riguarda. Dietro le punte, per dire, Brahim Diaz ha fatto molto meglio; ma non è neppure detto che quello sia il suo ruolo ideale. E qua si entra nel cuore del problema, che è l’allenatore. 
Chi ci segue sa che abbiamo sempre avuto delle riserve su Stefano Pioli, anche lo scorso anno: la rete non dimentica, gli articoli sono in archivio da leggere. Pur trattandosi di un buon tecnico, tra l’altro cresciuto dal suo arrivo al Milan (e di questo gli va dato merito), in questa stagione sta evidenziando dei limiti. Non è diminuito il numero degli infortunati muscolari (problema che, a dire il vero, ha afflitto quest’anno molte altre squadre, alle prese con una preparazione diversificata per i mondiali invernali). Ma, cosa più importante, i rossoneri subiscono reti che lo scorso anno non incassavano, e anche su palle ferme, dove la mano dell’allenatore si dovrebbe vedere. Aggiungiamoci il “caso” De Katelaere, il mancato decollo di quasi tutti i nuovi, e una mentalità delle seconde linee non proprio da coltello tra i denti (si è visto ieri sera), e abbiamo già di che dibattere per un po’. 
L’allenatore è di quelli che piace alle società con politiche economiche chiare, quello è sicuro: però, il tifoso partite come quelle di ieri, o di domenica in campionato, non le vorrebbe vedere. C’è infatti, a nostro parere, anche un problema di testa (al di là delle sostituzioni quantomeno interlocutorie di domenica sera): e, su quello, deve essere l’allenatore a lavorarci sopra. Intendiamoci: la sensazione è che il Napoli, nonostante il capitombolo di Milano, sia ripartito col piede giusto, e molto dirà la sfida al vertice di venerdì sera contro una Juventus in ripresa (la quale, guarda caso, ha fondato la propria rimonta sul fatto di non incassare gol). Però, se i rossoneri vorranno provare, come lo scorso anno, a esserci nel caso che i leader indiscussi decidano di buttare via un campionato già vinto, dovranno cambiare pelle.