CALCIO
Le farmacie del calcio
L'allarme di Dino Baggio, un ex campione che adesso ha paura e si fa tante domande
Pubblicato il 18.01.2023 13:20
di Giorgio Genetelli
Zeman l’aveva detto e venne ostracizzato: più allenamento e meno farmacie. Si riferiva, il boemo, alla tendenza di imbottire i calciatori di farmaci e integratori per migliorarne le prestazioni, un po’ come i cavalli del Palio di Siena. Sono passati trent’anni e qualche dubbio è tornato a galla, lo rivela Dino Baggio alla Gazzetta. Il centrocampista fu protagonista in quegli anni, come Vialli e Mihaijlovic e tanti altri atleti oggi non proprio in forma smagliante. Inutile e cinico speculare sulle morti dolorose, però qualche perplessità rimane, anche perché di verità non ce ne sono e se ci fossero verrebbero, sono state, nascoste. Occorre che nessuno muoia invano e che possa almeno fungere da allarme per le nuove generazioni di atleti.
Dunque, le parole di Dino Baggio: “Credo sia necessario investigare sulle sostanze farmacologiche prese in quei periodi. (…) Integratori, per la maggior parte. Figurarsi se i medici ci davano sostanze dopanti: avevamo controlli ogni tre o quattro giorni”.
Integratori che chiunque abbia fatto un po’ di sport ha assunto e continua ad assumere. Baggio spiega: “I soliti, quelli che si vendono ancora adesso in farmacia. D’altronde non se ne poteva fare a meno: giocavamo 60 – 70 partite all’anno”.
C’è dell’altro, però. Alla domanda sulle flebo, l’ex-centrocampista di Torino, Lazio Parma e Juventus, nonché della nazionale italiana, non si nasconde magrado l’ignoranza sul contenuto delle fiale: “Di preciso non l’ho mai saputo. Di sicuro non sostanze dopanti, perché l’antidoping non mi ha mai fermato. Però si trattava di farmaci, che sono cose diverse dalle sostanze naturali che magari vengono utilizzate oggi. Quei farmaci assunti per tanto tempo, sono ancora nel mio corpo, nei miei tessuti? Chi lo sa? Vorrei che qualcuno mi potesse rispondere”.
Il quadro si completa con un ultimo particolare: l’erba dei campi. “Eh sì. Avete presente l’odore che si sentiva quando si entrava in campo negli anni Novanta? Era un odore acre, perfino fastidioso”.
Dino Baggio conclude l’intervista chiedendo alla scienza di fare luce su quegli anni. Stiamo in attesa, ma è probabile che la polvere finirà sotto il tappeto.
Il passato drammatico, che presenta spesso il conto, potrebbe essere d’aiuto al presente e al futuro. Ma ciò che denunciava Zeman (più allenamento e meno farmacie) è ancora vivo: calendari intasati ancor più che negli anni Novanta (e le partite sono destinate ad aumentare, vedi Champions, Mondiali e amichevoli ricchissime in posti strampalati), poco tempo per allenarsi e quindi, per deduzione logica, integratori e altre oscurità. Fino al prossimo dramma e alle lacrime di coccodrillo. Perfino il Palio di Siena si è migliorato.