Zeman l’aveva detto e venne ostracizzato: più allenamento e
meno farmacie. Si riferiva, il boemo, alla tendenza di imbottire i calciatori
di farmaci e integratori per migliorarne le prestazioni, un po’ come i cavalli
del Palio di Siena. Sono passati trent’anni e qualche dubbio è tornato a galla,
lo rivela Dino Baggio alla Gazzetta. Il centrocampista fu protagonista in
quegli anni, come Vialli e Mihaijlovic e tanti altri atleti oggi non proprio in
forma smagliante. Inutile e cinico speculare sulle morti dolorose, però qualche
perplessità rimane, anche perché di verità non ce ne sono e se ci fossero
verrebbero, sono state, nascoste. Occorre che nessuno muoia invano e che possa
almeno fungere da allarme per le nuove generazioni di atleti.
Dunque, le parole di Dino Baggio: “Credo sia necessario
investigare sulle sostanze farmacologiche prese in quei periodi. (…)
Integratori, per la maggior parte. Figurarsi se i medici ci davano sostanze
dopanti: avevamo controlli ogni tre o quattro giorni”.
Integratori che chiunque abbia fatto un po’ di sport ha
assunto e continua ad assumere. Baggio spiega: “I soliti, quelli che si vendono
ancora adesso in farmacia. D’altronde non se ne poteva fare a meno: giocavamo
60 – 70 partite all’anno”.
C’è dell’altro, però. Alla domanda sulle flebo,
l’ex-centrocampista di Torino, Lazio Parma e Juventus, nonché della nazionale
italiana, non si nasconde magrado l’ignoranza sul contenuto delle fiale: “Di
preciso non l’ho mai saputo. Di sicuro non sostanze dopanti, perché
l’antidoping non mi ha mai fermato. Però si trattava di farmaci, che sono cose
diverse dalle sostanze naturali che magari vengono utilizzate oggi. Quei
farmaci assunti per tanto tempo, sono ancora nel mio corpo, nei miei tessuti?
Chi lo sa? Vorrei che qualcuno mi potesse rispondere”.
Il quadro si completa con un ultimo particolare: l’erba dei
campi. “Eh sì. Avete presente l’odore che si sentiva quando si entrava in campo
negli anni Novanta? Era un odore acre, perfino fastidioso”.
Dino Baggio conclude l’intervista chiedendo alla scienza di
fare luce su quegli anni. Stiamo in attesa, ma è probabile che la polvere
finirà sotto il tappeto.
Il passato drammatico, che presenta spesso il conto,
potrebbe essere d’aiuto al presente e al futuro. Ma ciò che denunciava Zeman
(più allenamento e meno farmacie) è ancora vivo: calendari intasati ancor più
che negli anni Novanta (e le partite sono destinate ad aumentare, vedi
Champions, Mondiali e amichevoli ricchissime in posti strampalati), poco tempo
per allenarsi e quindi, per deduzione logica, integratori e altre oscurità.
Fino al prossimo dramma e alle lacrime di coccodrillo. Perfino il Palio di
Siena si è migliorato.