Lo stare soli ha un senso quando si è disposti a incontrare gli altri
Sempre più connessi, sempre più visibili
Un libro per riflettere, per capire e non isolarsi
Pubblicato il 26.02.2021 14:47
di Angelo Lungo
Anima in greco significa soffio, vento. È il principio da cui nasce la vita dell’uomo, è immateriale, origine e centro del pensiero, del sentimento, della volontà, della morale, ora è unita al corpo, ora è contrapposta.
Scrive Giordano Bruno: “Io ho ritenuto e ritengo che le anime siano immortali. L’anima non si trova senza corpo e tuttavia non è corpo, può essere in un corpo o in un altro, o passare da un corpo all’altro”.
Solitudine deriva dal termine latino solo, si tratta di una persona che è senza compagnia e può essere una condizione passeggera o duratura.
Joseph Conrad è lapidario. “ Viviamo come sogniamo, soli”.
Eugenio Borgna è uno psichiatra, sostenitore della “psichiatria dell’interiorità” quella capace di ricostruire la dimensione profonda e soggettiva del disagio. È convinto che il dolore sia complesso e per la sua comprensione utilizza anche la letteratura, la filosofia, l’arte.
Chiosa: “Dovremmo sapere che nella vita non tutto è dicibile, e non tutto è esprimibile; e non dovremmo illuderci di poter spiegare i pensieri che abbiamo, e le emozioni che proviamo, con le sole parole chiare e distinte”.
Nel 2011 pubblica il libro La solitudine dell’anima. È un elogio della scelta libera di stare soli. Si parla di solitudine interiore quella creatrice e solitudine dolorosa quella che isola, in un continuo movimento di intrecci e separazione. Il silenzio ricco parla la sua lingua per esprimere malinconie, angosce, attese e speranze, anela a innumerevoli desideri. Vuole manifestare e nascondere, avvicinarsi e allontanarsi.
L’isolamento è invece distacco da tutti, pensieri ed emozioni non si vogliono trasmettere a nessuno.
Blaise Pascal è icastico: “Tutta l’infelicità dell’uomo deriva dalla sua incapacità di starsene da solo in una stanza”, secondo Borgna questa affermazione del francese coglie appieno il senso del suo scritto e lo esemplifica in maniera geniale.
In tempi di asservimento al digitale, dove l’interiore viene esteriorizzato incessantemente attraverso i social, in assenza di legami reali, in fuga verso un anonimo vuoto, forse bisognerebbe recuperare il senso intimo della solitudine.
Ecco le parole della poetessa Emily Dickinson: “Forse sarei più sola senza la mia solitudine”.