Essere
speciali significa distinguersi, avere la volontà di mostrare
la propria “potenza”, non avere paura di osare. E procedere. Si
crede al destino e si tenta di domarlo, il fato non
suscita apprensione e non blocca.
José
Mourinho compie 60 anni. In Italia oltre che speciale è
diventato unico.
Il
3 giugno del 2008 sbarcava alla Pinetina e davanti a una folta platea
di giornalisti presenti faceva presente che: “Sì, ma io non sono
un pirla”. Fu così che cominciò la corrispondenza di amorosi
sensi tra il portoghese e il popolo nerazzurro. Mou e l'Inter,
è stata una passione travolgente, una simbiosi totale. La Beneamata
squadra anarchica, ribelle, volubile, incline allo sconforto,
permeata di pessimismo aveva il suo condottiero, il suo capopopolo.
Società, calciatori e tifosi avevano un capitano di ventura:
carismatisco, colto, poliglotta. L'impatto fu notevole: gli
allenatori italiani difficilmente esprimevano opinioni forti o
facevano dichiarazioni roboanti. Mou creava scompiglio,
cercava lo scontro, lo provocava e lo cavalcava. E l'ambiente Inter
lo seguì, senza dubbi, si consegnò a lui. Lo riconobbe come il
difensore di un'identità che sfidava tutto e tutti. Due anni
culminati nella notte di Madrid:
dove si celebrò l'apoteosi e il tradimento. Inter
di nuovo Campione d'Europa
e portoghese in fuga, di notte, destinazione Real.
Un dramma shakespeariano, all'insegna del c'eravamo tanto amati, ma
non ci dimenticheremo mai.
Il
4 maggio del 2021 ecco il ritorno in Italia, per distacco,
attualmente è ancora l'emblema del mister.
Il
campionato è asfittico di personaggi. Tutti dentro la prassi. Il portoghese si ribella all'estensione del dominio della normalità. E impone la sua visione.
È
stato chiamato a Roma per ristabilire l'ordine. L'ambiente
calcistico capitolino è caotico. Pulsa di istinti e freme. Umorale
sino all'inverosimile. Serviva una figura autorevole ma non
autoritaria, un accentratore, coraggioso e senza timori, che ora
esalta, che ora calma. Su di lui c'erano dubbi. Era quello dell'era
interista? Oppure quello smunto dell'ultimo periodo? Dubbi speciosi:
il portoghese in Italia si sente a casa. Riesce a dare il
meglio di sé.
Mou
non è un fine tattico, probabilmente a Roma non vincerà nulla, ma è
colto, intercetta, nonostante l'età, i tempi. E questo basta. La
Serie A ha bisogno di uno come lui e non viceversa.