CALCIO
Cronaca di un fallimento annunciato
La SA del FC Chiasso è fallita: la storia si è ripetuta ancora
Pubblicato il 27.01.2023 11:02
di L.S.
Dopo Lugano, Bellinzona e Locarno, adesso tocca al Chiasso.
La terribile mannaia del fallimento si abbatte anche sulla testa dei rossoblù, in modo tutt’altro che inaspettato.
Venerdì mattina 27 gennaio 2023, alle ore 9.10, la Pretura, in una seduta velocissima, ha preso atto della mancanza di garanzie da parte della nuova proprietà e ha messo la parola fine a una storia durata 118 anni.
Anche se sarebbe più giusto dire che a fallire è stata la Società Anonima rossoblù e non la gloriosa Associazione, che continuerà sicuramente a vivere e a proseguire il suo lavoro con il settore giovanile.
La punta dell’iceberg adesso però non c’è più e in attesa di sapere come il FC Chiasso ripartirà (dalla Quinta Lega, a meno di improbabili fusioni con qualche club limitrofo), si cerca di capire come si è potuti arrivare ancora una volta a questo punto. Le nefaste esperienze degli altri club ticinesi non avevano insegnato nulla. Peccato.
Con il FC Chiasso scompare una fetta importante di storia, fatta di passione, impegno e identificazione. Quello che in fondo rappresentano le società sportive professionistiche, che sono sì delle aziende, ma anche fabbriche di sogni e speranze.
Da oggi il Chiasso, quello che siamo abituati a conoscere, non c’è più. Restano i ricordi, certo, ma resta anche l’amarezza di un finale che forse si poteva evitare.
Non è bastata nemmeno l’infinita pazienza, che per certi versi ha rappresentato una sorta di accanimento terapeutico, della Pretura, per risolvere una situazione che da mesi era di chiaro disagio e che non prometteva nulla di buono.
Così come le tonitruanti esternazioni della nuova proprietà, che aveva promesso “grandi cose” e che avevano alimentato soltanto il dubbio dell’ennesimo “bluff”.
Si potrebbe partire proprio dai nuovi proprietari, che non hanno messo un centesimo e che sembravano molto la cordata brasiliana che un anno e mezzo fa aveva rischiato di far fallire il Lugano (salvato solo dal ritorno di Renzetti e dalla cessione al miliardario Mansueto), per spiegare quello che è successo, oppure tornare indietro di qualche anno, per rendersi conto del lento ma progressivo decadimento di un club il cui futuro sembrava ormai segnato da tempo.
Inutile, ancorché sterile, l’esercizio di trovare i colpevoli, quelli che di fatto avrebbero affossato il Chiasso.
Di nomi se ne potrebbero fare tanti: tutti, in fondo, chi più chi meno, dovranno convivere con un piccolo o grande rimorso.
La verità è che nel nostro cantone, la storia ce lo insegna, gestire un club calcistico è qualcosa di molto complicato. A livello economico e strutturale. E spesso le ambizioni personali si intrecciano con la speculazione economica.
Anche a Chiasso purtroppo è stato così. La disaffezione era palpabile, la gente non frequentava il Riva IV nemmeno gratuitamente e le persone che avrebbero potuto dare una mano al club, se ne sono tenute lontane. Illusorio e ingiusto, sperare nella solidarietà di chi per anni ha mantenuto letteralmente in vita il club.
Adesso bisogno leccarsi le ferite, riordinare le idee e ripartire. Ritrovando quell’identità e quell’amore per questi colori smarriti in questi anni.
Perché una lezione che lo sport ci ha insegnato, è che dopo le grandi batoste, si può sempre risorgere.