Non è vero che Vicky Mantegazza non vuole
parlare, che si nasconde, che non ha nulla da dire. “Io sono sempre nei
corridoi che portano agli spogliatoi, ma nessuno mi ha mai chiesto nulla”.
C’è voglia di parlare, anche se il presidente ammette che “solitamente preferisco lasciare la parola al direttore sportivo Domenichelli o al CEO Werder”.
C’è voglia di parlare, anche se il presidente ammette che “solitamente preferisco lasciare la parola al direttore sportivo Domenichelli o al CEO Werder”.
Oggi al Corriere del Ticino il presidente del
Lugano ha preso posizione sul momento difficile della squadra e soprattutto
sulla brutta, per non dire oscena, prestazione contro il Friborgo (1-6).
Difficile anche per lei spiegare cosa sia
successo, anche perché il Lugano “era reduce da cinque buone prestazioni,
compresa la sconfitta di Rapperswil. Quella contro il Friborgo mi è sembrata
una squadra non pronta. Non so spiegarmi cosa sia successo, ma quello che si è visto sul ghiaccio non era l’Hockey Club Lugano. Ora mi aspetto una bella reazione”.
Il tema Gianinazzi è centrale in questo
momento della stagione e anche in ottica futura. E Vicky Mantegazza non si
sottrae.
« Luca deve fare il suo percorso e crescere, credo che l’altra sera abbia giustificato le sue scelte in una maniera che posso anche ritenere condivisibile. Lasciamolo dunque lavorare”.
« Luca deve fare il suo percorso e crescere, credo che l’altra sera abbia giustificato le sue scelte in una maniera che posso anche ritenere condivisibile. Lasciamolo dunque lavorare”.
La mancanza di esperienza ovviamente pesa, ma il presidente
ricorda che “volevamo puntare su Luca per il “post-McSorley”, anche se questo
momento è arrivato con 18 mesi d’anticipo sul programma. Intendiamo continuare
a costruire un futuro assieme a lui, che ha il DNA bianconero nel sangue e che
conosce benissimo sia la società, sia i suoi giovani. Di Luca ci possiamo
fidare».
Non
è comunque una questione di età, perché come sottolinea il numero uno del club,
con l’esperto McSorley le cose non erano andate meglio.
E allora sotto con Hnat Domenichelli: anche la posizione del
Direttore sportivo è ovviamente al vaglio della dirigenza. Anche se la fiducia
è totale.
“Mi fido di Hnat, che in questi anni ha portato a Lugano dei
signori giocatori come i due Müller, Granlund, Koskinen, Thürkauf, Alatalo ecc.
Poi chiaramente tutti noi a fine stagione dovremo guardarci allo specchio e
capire dove e cosa abbiamo sbagliato, facendo le nostre valutazioni. Toccherà a
tutti essere messi in discussione, e ci mancherebbe altro dopo un’annata
simile».
Si chiude con il pubblico, che ovviamente sembra piuttosto deluso.
Il presidente non si nasconde e passa direttamente alle scuse. Un bel gesto, sicuramente
apprezzato.
“Capisco lo stato d’animo dei nostri tifosi, perché vedere il Lugano giocare in questo modo fa male al cuore. Hanno il diritto di protestare vista la pazienza che già hanno avuto, anche se come dico sempre, fischiare un giocatore in difficoltà non è d’aiuto. Allo stesso tempo ci tengo a dire a chi ama il club, che è nei momenti difficili che la squadra va sostenuta ancor di più. Vi assicuro che nessuno qui si sta divertendo o se ne frega di quanto sta accadendo, stiamo tutti cercando di rimettere il treno sui giusti binari”.
“Capisco lo stato d’animo dei nostri tifosi, perché vedere il Lugano giocare in questo modo fa male al cuore. Hanno il diritto di protestare vista la pazienza che già hanno avuto, anche se come dico sempre, fischiare un giocatore in difficoltà non è d’aiuto. Allo stesso tempo ci tengo a dire a chi ama il club, che è nei momenti difficili che la squadra va sostenuta ancor di più. Vi assicuro che nessuno qui si sta divertendo o se ne frega di quanto sta accadendo, stiamo tutti cercando di rimettere il treno sui giusti binari”.