IL LUGANOLOGO
Tra sogno e dura realtà
Dopo la sconfitta col Friborgo torna la paura: salviamo la pelle e poi pianifichiamo
Pubblicato il 03.02.2023 10:13
di Doriano Baserga
Ho voluto aspettare un paio di giorni per scrivere il mio “pezzo”: riprendermi dalla terribile serata di martedì non è stato facile. Come tutti i tifosi del Lugano mi sembra di essere stato travolto da un ciclone.
Da quando seguo il Lugano (1972) non mi era mai capitato di vedere la mia squadra beccarsi cinque, dico cinque reti, nel primo tempo. Assurdo.
Non ricordo un inizio così catastrofico nella storia del club, perlomeno sono sicuro che non è mai capitato da quando il Lugano gioca nella massima divisione ininterrottamente dal 1982/83.
A qualche giorno di distanza risulta difficile capirne le ragioni e la speranza è che sia stato un terribile incidente di percorso. Lo scopriremo nelle prossime ore.Inutile persino parlare di singoli, di Schlegel o Josephs, di se o di ma, se avesse giocato uno oppure l’altro. Qui sono tutti colpevoli, dal primo all’ultimo.
La verità è che l’importanza della partita richiedeva un’altra entrata in materia, un’altra determinazione. Invece, come ha detto anche il presidente, non eravamo pronti a questa partita. Ma com’è mai possibile?
Proprio Vicky Mantegazza ha ammesso in una intervista sul Cdt di non sapersi dare spiegazione per una débâcle del genere. Insomma, se non lo sa nemmeno lei, allora la situazione è davvero preoccupante.Ci sono ancora dieci da partite e con nomi come Arcobello, Alatalo, i due Mueller, Grandlund, Andersson, Koskinen, Klok, Connolly è Thürkauf non mi sembra possibile che siamo qui a parlare di rischio playout. Addirittura di uno spareggio, a quel punto sì terrificante, con l’Ajoie. Non ci voglio pensare e soprattutto non ci voglio credere.
Il presidente ha parlato dell’inesperienza del tecnico, ha ammesso che anche lui deve crescere sulla panchina del Lugano. La paura è che in questo finale di stagione Gianinazzi si faccia veramente male. La squadra purtroppo non dà garanzie di stabilità e anche il tecnico l’altra sera ci ha messo del suo.
La speranza è che possa uscire da queste acque difficili e riesca a sollevare presto la testa, per dare poi atto a quel progetto che Domenichelli ha in testa per il futuro. Altrimenti sarebbe grave, bisognerebbe rimettere tutto in discussione, come d’altronde ha fatto capire il presidente a fine stagione. Ci sarà da guardarsi in faccia, da (ri)discutere il futuro, per capire dove vuole andare questo club.
Sicuramente si cesserà con i proclami che abbiamo sentito due anni fa: vincere il titolo, per stessa ammissione del presidente, ormai è un sogno.
E allora andiamo avanti per piccoli passi e se dev’essere con il Giana, che gli sia data fiducia incondizionata, circondandolo di gente e giocatori che che credono e vogliono far parte del Lugano del futuro. Facendo piazza pulita di chi gioca per il denaro e non per la maglia.