Calcio
Premier League, tra forza e follia
Le squadre inglesi non badano a spese, ogni sessione di mercato impongono la loro legge
Pubblicato il 04.02.2023 08:00
di A. L.
Seguendo il flusso dei soldi, si riesce a decifrare in parte la realtà. La Premier League è irraggiungibile e ha uno strapotere economico che non ha rivali. I motivi sono noti: i diritti televisivi rendono; assenza di un tetto salariale; club in mano a ricchi proprietari, pochi autoctoni e molti provenienti da Stati Uniti, Arabia Saudita, Emirates.
I club hanno le casse piene. Bussano alle porte degli altri campionati e comprano senza rimorsi.
La spesa durante l'ultima sessione invernale attesta le seguenti cifre: Premier League 830 milioni; Ligue 1 125 milioni; Bundesliga 68 milioni; Liga 32 milioni; Serie A 32 milioni.
Una superiorità schiacciante.
Javier Tebas, il presidente della Liga, afferma che non è vera gloria e forza: “È una competizione basata sulle perdite, la maggior parte dei club è drogata finanziariamente”.
Pone forti dubbi sulla sostenibilità di un tale sistema.
I contratti fatti firmare sono molto lunghi. Lo scopo è quello di ridurre i costi dei trasferimenti, che non vengono riportati nel corso della stagione ma diluiti nel tempo. I meccanismi di bilancio lo consentono: ecco che un giocatore si lega a una società per 7 o 8 anni; si compra a 80, si fa firmare un accordo di 8 anni, la spesa di ogni anno sarà di 10 (a cui va aggiunto lo stipendio).
Gli introiti dei diritti televisivi, i ricavi da stadio e anche le cessioni dei calciatori sono messi a bilancio nella propria interezza nel bilancio dell'anno in corso.
L'Uefa starebbe pensando di regolamentare la durata massima di un contratto a cinque anni.
Per intanto il Chelsea ha deciso di stupire. E costituisce un caso emblematico. Ha impostato il suo progetto: spendere compulsivamente.
La sessione estiva e quella estiva sono costate al club londinese 611 milioni di euro. A Londra sono arrivati una pletora di giocatori e pure l'allenatore è stato cambiato.
Ma Nemesi mica è rimasta inerte, la divina compensatrice e riparatrice sta facendo parlare il campo: i blues, con un partita in più, languono tristemente al nono posto.
Si può essere pure determinati e domare il destino, ma il fato, se irrompe, è poderoso e decide le sorti umane.