Seguendo
il flusso dei soldi, si riesce a decifrare in parte la realtà. La
Premier League è irraggiungibile e ha uno strapotere economico che
non ha rivali. I motivi sono noti: i diritti televisivi rendono;
assenza di un tetto salariale; club in mano a ricchi proprietari,
pochi autoctoni e molti provenienti da Stati Uniti, Arabia Saudita,
Emirates.
I
club hanno le casse piene. Bussano alle porte degli altri campionati
e comprano senza rimorsi.
La
spesa durante l'ultima sessione invernale attesta le seguenti cifre:
Premier League 830 milioni; Ligue 1 125 milioni; Bundesliga 68
milioni; Liga 32 milioni; Serie A 32 milioni.
Una
superiorità schiacciante.
Javier
Tebas, il presidente della Liga, afferma che non è vera gloria e
forza: “È una competizione basata sulle perdite, la maggior parte
dei club è drogata finanziariamente”.
Pone
forti dubbi sulla sostenibilità di un tale sistema.
I
contratti fatti firmare sono molto lunghi. Lo scopo è quello di
ridurre i costi dei trasferimenti, che non vengono riportati nel
corso della stagione ma diluiti nel tempo. I meccanismi di bilancio
lo consentono: ecco che un giocatore si lega a una società per 7 o 8
anni; si compra a 80, si fa firmare un accordo di 8 anni, la spesa di
ogni anno sarà di 10 (a cui va aggiunto lo stipendio).
Gli
introiti dei diritti televisivi, i ricavi da stadio e anche le
cessioni dei calciatori sono messi a bilancio nella propria interezza
nel bilancio dell'anno in corso.
L'Uefa
starebbe pensando di regolamentare la durata massima di un contratto
a cinque anni.
Per
intanto il Chelsea ha deciso di stupire. E costituisce un caso
emblematico. Ha impostato il suo progetto: spendere compulsivamente.
La
sessione estiva e quella estiva sono costate al club londinese 611
milioni di euro. A Londra sono arrivati una pletora di giocatori e
pure l'allenatore è stato cambiato.
Ma
Nemesi mica è rimasta inerte, la divina compensatrice e riparatrice
sta facendo parlare il campo: i blues, con un partita in più,
languono tristemente al nono posto.
Si
può essere pure determinati e domare il destino, ma il fato, se
irrompe, è poderoso e decide le sorti umane.