CALCIO
Sette mesi allucinanti
Andrea Maccoppi confida nella pretura di Mendrisio
Pubblicato il 07.02.2023 10:08
di Enrico Lafranchi
Torniamo in quel di Chiasso unicamente per fare chiarezza sull’insostenibile situazione venutasi a creare per i giocatori, anche di coloro che ritenevamo al di sopra di ogni sospetto (cioè fuori dalla “mischia”) avendo lasciato il club ben prima che ne venisse decretato il fallimento. Ragazzi, alcuni sono anche padri di famiglia, che nonostante l’ingiusto trattamento cui sono stati sottoposti continuano ad amare il calcio anche se nel caso specifico è lecito chiedersi se stiamo ancora parlando di sport. Giocatori presi in giro (come ebbe a dire qualche settimana fa uno di loro), ragazzi di cui abbiamo sempre sottolineato l’entusiasmo anche nei giorni in cui le speranze erano diventate sempre più flebili. Hanno continuato a ‘fare gruppo’, ad allenarsi con grande impegno seppure da mesi (non da giorni!) turbati nella loro serenità. Qualcuno ha ora il coraggio di parlare (ci vuole anche quello), quel qualcuno è Andrea Maccoppi che si merita un bel “6” (l’equivalente di “10 e lode”) perché, al di là di quelle che sono le pretese sue e dei suoi compagni, si oppone fermamente all’insabbiamento (non andrà così, ne siamo certi) di una situazione che definire scandalosa, come lui stesso dichiara, è dire poco.
Andrea, una grande tristezza per te: 
“Buttare via 117 anni di storia è abbastanza brutto. Io avevo ancora un contratto con loro. Ho quindi vissuto anche dopo il trasferimento a Lugano, seppure da lontano ma pur sempre in prima persona, il fallimento della società”.
Un fallimento annunciato. Avevi presagito qualcosa quando sei andato via?
“Siccome la situazione sportiva e finanziaria venutasi a creare con noi giocatori con l’arrivo di nuove persone non mi era piaciuta, ho deciso di cogliere l’opportunità datami dal Lugano, pur rimanendo sempre legato a livello contrattuale al Chiasso”.
Un legame, il tuo, anche affettivo. Possiamo dire così?
“Ero in effetti contento di rientrare nel Chiasso (che Andrea aveva lasciato maturando significative esperienze a Losanna e a Ginevra, con i vodesi e i ginevrini tornati a evolvere in Super League, ndr). C’era un programma a lungo termine (3 anni di contratto) con l’ambizione di riportare la squadra in Challenge League entro un paio di anni per poi costruire qualcosa di duraturo. Ma è successo che la ‘vecchia’ società ha mollato, così il 27 gennaio il mio contratto è saltato”.
Rispetto ai tuoi compagni di sventura ti ritieni fortunato? 
“Assolutamente no, sono sulla stessa barca di loro! Io ero un giocatore stipendiato dal Chiasso ma che giocava nella U21 bianconera. Il Lugano ha pagato una certa cifra per il prestito, ma il Chiasso a me non ha mai corrisposto i soldi che doveva darmi, a parte il mese di luglio (per dirla chiaramente ad Andrea non è più arrivato in tasca neanche un franco, ndr)”.
Un dramma per te e tutti i ragazzi:
“Per tutti, compreso il personale, per chi lavorava come segretario, magazziniere e via dicendo. Un dramma anche per tante famiglie! Le persone entrate in società da luglio in poi nonostante i buoni risultati della squadra hanno determinato una situazione a dire poco scandalosa a livello amministrativo! Il mio pensiero va ai ragazzi che sul campo hanno dato sempre il massimo, sia in partita che in allenamento. Alludo ai miei ex compagni che hanno tirato la carretta sino all’ultimo, compresi alcuni dei nuovi arrivati che hanno fatto del loro meglio. Gli faccio i complimenti! La parte sportiva è unicamente merito loro e di mister Tirapelle che si è messo a disposizione in una situazione sicuramente non buona. Non mi riferisco, ci tengo a precisarlo, a quei giocatori che erano vicini alla ‘nuova’ società.”.
La fine del Chiasso la possiamo collegare al grande cambiamento del nostro calcio di oggi (vedi quando successo a Lugano e a Bellinzona)? 
“Non è il calcio di oggi, direi che sono le persone che girano nel calcio ad essere cambiate, a fare la differenza. A Chiasso l’hanno fatta purtroppo in modo negativo. Spero che chi ha nelle mani il fallimento della società, la Pretura di Mendrisio, vada a fondo su tutte le problematiche che sono emerse in questi ultimi allucinanti 7 mesi di gestione”.
Tocchiamo ferro… La tua empatia per i colori rosso e blu è legata anche a dei bei momenti:
“Quando sono arrivato per la prima volta a Chiasso l’allenatore era Baldo Raineri: un entusiastico scatenato… Poi ho lavorato con Gianluca Zambrotta che era agli inizi della sua carriera di allenatore. Una grande persona, ammirevole anche per la sua umiltà. Un insegnamento per le persone che hanno gestito da ultimo il Chiasso a livello sportivo e amministrativo”.
Venivi da due club (Losanna, Servette) di invidiabile reputazione. Che idea ti sei fatto quando sei tornato in Ticino da cui eri partito?
“Quasi non ci credevo, al mio rientro al Riva IV ho trovato prima di tutto una società migliorata rispetto a quella che avevo lasciato. Molto più organizzata come struttura, gestita bene anche a livello medico-fisioterapico e in altri settori (spogliatoi, ecc.). Sono stato piacevolmente sorpreso. Questa sensazione è durata sino al 30 giugno 2022. Peccato sia finita lì”. 
Auguriamoci che si faccia chiarezza in tutto e per tutto. Questi ragazzi sono nel pieno diritto di difendersi con le unghie. E di essere finalmente pagati!