Poi si dice che il martedì è il giorno più difficile della
settimana, e ci si crede. Alex Frei licenziato dal Basilea, Noam Baumann
scaricato dall’Ascoli, e in molti non si sentono tanto bene. Al Sion hanno
squalificato la curva e Guardiola rischia di vedersi il City polverizzato. E
tutte queste notiziole sul tavolo ben prima di mezzogiorno. Il mondo del calcio
non tradisce mai, affossa e si affossa. O si ghiaccia come la Schützenwiese,
rimandando ancora la partita già scivolata dieci giorni fa e ora programmata
per mercoledì 13, contando sulla benevolenza del generale Inverno (qua ha
perfino nevicato, non succedeva dal Novecento e non siamo preparati). Si può pensare che Nebiopoli si prolunghi con l'incazzatura del mo-mo Cruus, che col Lugano invece ci ha giocato e perso con tanto di rimbalzo.
Dunque, Frei. Il Basilea è terzultimo, gioca malissimo e
sembra più un circolo di ammutinati che non una squadra. Per non dire del club
stesso che sotto la presidenza di Degen sta facendo peggio che mai. Scelta
logica, secondo le liturgie di questo sport nevrotico, ma potrebbe non produrre
nulla. Frei avrebbe inciso di più se si fosse rimesso a giocare di persona in
un attacco tra i più sterili della Lega (24 gol in 19 partite).
Su Baumann poco da dire: ha giocato 120 minuti a inizio
stagione, poi si è infortunato e da settembre non è più stato schierato.
Rottura di comune accordo, dicono. Come dire che i contratti non contano
niente. Trovarne un altro per Baumann non sarà semplice e spiace perché il
talento c’è, ma è in retromarcia.
Per non farsi mancare davvero nulla, il Manchester City è
accusato di aver commesso più di cento infrazioni alle regole finanziarie della
Premier Legue e rischia addirittura la relegazione. Guardiola, con il suo nome
da sentinella, è allarmato e ha detto ai dirigenti: “Se mi mentite, il giorno
dopo non sarò più qui. Me ne andrò e non sarò più vostro amico”.
Altro che Martedì Grasso o i fuochi d’artificio dei tifosi
del Sion.