CALCIO
Il tempo effettivo non esiste
È nei tempi morti della vita che cerchiamo noi stessi
Pubblicato il 09.02.2023 12:38
di Giorgio Genetelli
Il calcio, come la vita, è pieno di tempi morti, lo diceva già Bonanza in Radiofreccia – anche se poi lo stesso Freccia lo mandava in quel posto dicendo che non si capiva niente. È nei tempi morti della vita che cerchiamo noi stessi, anche involontariamente. Sono stasi che aiutano ad annoiarsi e riordinare le idee, servono anche come trucco per – appunto – prendere tempo, nascondersi, lasciare che passi la tempesta.
Nel calcio, uguale. In mezzo a corse perdifiato, urti, emozioni incontrollate, rimanere a terra serve a perdere e a prendere tempo. È un atto scenico, tra l’altro perfettamente collocato in una partita che null’altro è se non un teatro. Che è spettacolo, anche se ora vanno molto di più i film con impossibili effetti digitali o le riduzioni a trailer di tutto quanto. Ma la vita non è un trailer, il calcio non è un trailer, non puoi fermarlo col cronometro e quando sei in pausa non far scorrere il tempo. Provateci un po’, fermate il cronometro prima di addormentarvi e riavviatelo al risveglio (vale anche fermarlo sul giorno quando non si ha niente da fare): questo tempo fermo vi verrà aggiunto in punto di morte? Al novantesimo? E questa scansione perfetta del tempo attivo, migliorerà la vostra prestazione, la vostra vita? Attutirà la vostra voglia di lamentarsi, fingere, mentire per non essere travolti e vinti?
Intanto che voi armeggiate col cronometro e calcolate quanto tempo guadagnato aggiungerete, i vostri ragazzi, le vostre donne, i vostri uomini saranno già andati su Netflix o su TikTok (o peggio), senza guardarvi. In fondo, come dice Vasco, non siamo mica gli americani che loro vogliono sparare agli indiani (e a un sacco di altra gente, ndr) e amano degli sport francamente noiosi dal tanto si interrompono per spiegare o mangiare. Siamo quello che siamo, noi genti continentalmente vecchie, amiamo il calcio e l’imperfezione che lo anima, le finte, le cadute, le perdite di tempo, le sceneggiate, il rimpiattino e il nascondino, l’astuzia, la fantasia. Che sono modi profondamente umani per trovare l’arte, il gol, la vittoria, la bellezza.
Nel tritacarne del tempo effettivo lasciamo i consumatori e gli indefessi, noi sognatori pigri vogliamo continuare con i trucchi per riordinare le idee e fregare il tempo, già piuttosto tiranno di suo. E se dobbiamo morire, meglio farlo al novantesimo più recuperi discrezionali, dopo il gol di ginocchio in fuorigioco non visto. Oplà.