CALCIO
Tra opere di Dalì, assegni in bianco e promesse fasulle
Nicola Bignotti, ex DG del Chiasso, ha ricostruito gli ultimi anni della tribolata storia rossoblù
Pubblicato il 10.02.2023 11:22
di Red.
Un percorso lungo, fatto di passaggi di proprietà, veri o presunti, non sempre facile da seguire e capire, che ha portato purtroppo alla fine del FC Chiasso. Un fallimento annunciato due settimane or sono, che Nicola Bignotti, ex direttore generale dei rossoblù, ha cercato di spiegare ieri sera a Fuorigioco. Ripercorrendo gli ultimi anni vissuti sull’altalena delle emozioni, di speranze che si accendevano e spegnevano con impressionante facilità.
Si parte proprio dalle ultime vicende, da chi aveva preso in mano il Chiasso il 15 dicembre scorso, rilevando le azioni dalla DC Holding, di cui si parlerà più tardi. Si trattava di una società costituita a Londra qualche giorno prima e che di nome faceva America Sport Asset Company.
“Sono stato a Madrid, ho conosciuto i legali di quelli che avrebbero dovuto essere i nuovi proprietari e mi sembravano tutti molto ben predisposti. Hanno fatto un’analisi approfondita dei conti del club e sono venuti in Ticino a parlare con il sindaco e la squadra. Purtroppo il finale è stato traumatico e inaspettato: sono completamente spariti”.
Un gruppo che avrebbe dovuto avere come riferimento un fondo americano, gestito a Madrid. Almeno questa sembrava essere la versione più attendibile. Bignotti ammette di aver capito che qualcosa non funzionava quando “come garanzia economica avevano pensato di proporre un’opera d’arte di Dalì”.
Un sospetto che è diventato presto certezza, anche nella testa del commissario che, come conferma Bignotti, “è sempre stato disponibile a venire incontro agli investitori”.
Si parla di un debito che alla fine si aggirava i tre milioni di franchi. Tantissimi per un club di Prima Lega Promotion. Ma come si era arrivati a tale somma?
“In estate il debito era già di 1,3 milioni: colpa del periodo Covid che in un certo senso è stato letale. Il proprietario era la Soccer Future di Ukrainets, che durante la sua gestione non aveva mai fatto mancare il sostegno economico al club. Per colpa del Covid avevamo dovuto richiedere i prestiti della confederazione per le aziende e le società sportive, che erano andati a sostituire in quel periodo il finanziamento dei soci. Poi arrivò la guerra che obbligò l’azionista di maggioranza a cedere il club”.
E in quel momento arrivò la DC Holding di Delnevo e Pillisio, che si era fatta avanti dopo aver sentito le voci di un Chiasso in vendita:
“Già nel mese di aprile, sapendo che Ukrainets avrebbe lasciato, ci eravamo guardati in giro, cercando di trovare in Italia una squadra che potesse farci da “farm team”. Facevamo affidamento sul Como, che ha una proprietà indonesiana: purtroppo erano concentrati sullo stadio e sul centro sportivo e così non si è fatto nulla”.
E arrivò appunto la DC Holding:
“Esattamente. Il debito a fine stagione, 30 giugno 2022, era di 1,8 milioni ma con rateizzazioni di 1,5 milioni: in pratica bastavano 300 mila franchi per permettere alla società di non andare subito in difficoltà. Era compito della DC Holding gestire il club a partire dal 1. Luglio, ma purtroppo non ha mai iniettato un centesimo”!
A settembre il sindacato calciatori scoperchia il calderone chiassese e conferma il mancato pagamento dei salari ai giocatori. E nello stesso periodo il TAS sovverte la decisione della Fifa sul caso del giocatore Vloet (vertenza con il Frosinone) e obbliga il Chiasso a pagare mezzo milione di franchi (soldi che comunque avrebbero dovuto essere pagati dalla vecchia gestione di Ukrainets). A fine dicembre il debito esplode fino ad arrivare ai tre milioni.
A Fuorigioco si è anche parlato di ciò che era successo negli anni precedenti, con la gestione Persichino-Cogliandro (quest’ultimo, parole di Bignotti, aveva sempre fatto il possibile per permettere al Chiasso di andare avanti) e l’assegno scoperto di Savini, che a Chiasso rimase soltanto un paio di giorni. Un’altra situazione surreale.
Tornando invece agli ultimi mesi, più grave sembra il caso dei soldi versati da altre società (o dalle varie assicurazioni per gli infortuni dei giocatori) alla DC Holding e non riversati, come invece pattuito, ai giocatori. Due casi emblematici su tutti, quelli di Maccoppi e Pavlovic, ora in forza alle due squadre Under 21 di Lugano e Basilea. I loro soldi, come conferma lo stesso Bignotti, “sono stati utilizzati per pagare altro”.
Aggiungendo: “Se sono arrivati 100 e ne sono stati girati soltanto 70 per i salari, qualcosa è sparito o forse qualcuno se li è tenuti”.
Il finale di Bignotti è affidato a una frase di Franco Dellatorre, uno che ha sempre avuto il Chiasso nel cuore e che negli anni addietro era intervenuto più volte per salvare i rossoblù. “Il Chiasso era abituato a vivere nelle sue turbolenze e a modo suo, ci sapeva stare. Da luglio è invece arrivato il colpo di grazia”.