CALCIO
Da Silva sgonfia il "caso" Steffen
Il direttore sportivo del Lugano Da Silva torna sull'întervista del suo attaccante
Pubblicato il 16.02.2023 11:12
di L.S.
L’intervista di Renato Steffen al Cdt ha fatto scalpore. Le parole dell’attaccante del Lugano e della Nazionale sono dei macigni che nessuno si aspettava. Parole forti, che oltre ad aver sorpreso i tifosi, hanno ovviamente sorpreso anche la società.
Carlos Da Silva, direttore sportivo dei bianconeri, ha però una spiegazione.
“Quando ho letto l’intervista, devo ammettere che ero piuttosto preoccupato, pensavo di aver davvero un problema. Poi ho ascoltato l’intervista, che per fortuna era stata registrata e ho capito che non era così. Purtroppo abbiamo sbagliato noi con la traduzione di alcuni passaggi che, se ascoltati in tedesco, assumono altri significati. D’altronde basta andare a leggere l’intervista che Renato aveva rilasciato alla Luzerner Zeitung un paio di settimane or sono per capire il tono delle sue dichiarazioni. Ripeto, la traduzione non è stata purtroppo ideale”.
Dunque non c’è nessun problema con Steffen?
“Credo che il problema, se così vogliamo chiamarlo, è che il giocatore si è messo addosso tanta pressione. È un perfezionista, uno che vuole tutto e subito, sia da se stesso che dagli altri. E a volte nella vita non funziona così, bisogna avere un po’ di pazienza. Soprattutto in un ambiente come il nostro a Lugano, che non possiamo ancora paragonare a quello del Wolfsburg, dove aveva giocato negli ultimi anni”.
Non rischia di esserci un problema tra Steffen e il resto del gruppo?
“Assolutamente no, anche perché Renato aveva già parlato di queste cose con i suoi compagni durante il ritiro in Spagna. I compagni gli sono vicini ma è chiaro che anche lui dovrà cercare di calarsi al più presto in questa nuova realtà. Abbiamo ritmi diversi qui a Lugano, la nostra è una crescita forse più lenta ma costante. Si dovrà adattare, ma sono certo che col tempo ce la farà”.
Il fatto che sul campo non riesca a dare il massimo, potrebbe averlo innervosito, no?
“Lui è uno che, come detto, vorrebbe sempre fare la differenza e spesso ha fatto affidamento sul suo grande fisico. In questo momento però non è al massimo della condizione e fa un po’ di fatica a risultare decisivo. Dopo il Mondiale e qualche piccolo acciacco, è normale che possa incontrare qualche problema. Ora dovrà essere bravo a venirne fuori al più presto, ma anche noi dobbiamo fare di tutto per aiutarlo”.
L’impressione è che sia arrivato a Lugano con tante responsabilità sulle spalle, con il compito di dover cambiare qualcosa all’interno dello spogliatoio per permettere alla squadra di fare un ulteriore passo in avanti.
“Il nostro messaggio è sempre stato molto chiaro: Renato è un giocatore che può portare un tassello importante a livello di mentalità, ma non gli abbiamo mai chiesto di cambiare tutto. Il nostro è un gruppo già affiatato, che ha intrapreso un cammino importante. Non partiamo da zero. Credo che anche lui adesso lo abbia capito”.
Intanto avete racimolato cinque punti nelle prime quattro partite: cosa ne pensa?
“Speravamo di poterne fare otto ma è anche vero che abbiamo pagato le diverse assenze. Sono comunque molto contento di chi ha giocato e che si è sacrificato, come Macek ad esempio, in ruoli non proprio ideali. Anche se non siamo brillantissimi, come abbiamo visto contro il Lucerna, la squadra riesce sempre a creare un bel numero di occasioni da rete. Questo mi tranquillizza”.
Lei aveva parlato di “obiettivo Europa”: non avrà messo troppa pressione sulla squadra?
“Ho semplicemente riportato il messaggio che arrivava dallo spogliatoio. Il gruppo è conscio del proprio valore, sa che può arrivare tra le prime quattro e perciò è normale che si parli di un posto in Europa”.
Conclusione sul Team Ticino: dall’ultima riunione arrivano notizie non proprio bellissime. Tra Lugano e Bellinzona non si arriva a un accordo. Preoccupato?
“Assolutamente no. Resto tutto sommato ottimista, bisogna dare tempo a questo comitato di trovare dei nuovi equilibri. Soprattutto a Bellinzona hanno bisogno di capire come vogliono agire e noi, giustamente, dobbiamo avere un po’ di pazienza. Noi d’altronde, come già detto, non vogliamo fare tutto da soli, anche se è chiaro che abbiamo voglia e mezzi da investire sul calcio giovanile in Ticino”.