Anche lo sberleffo. Qualsiasi cosa è
buona per riportare il calcio alle sue origini popolari, ora che
invece è una specie di campana di vetro sterilizzata nella quale i
giocatori sembrano topolini da laboratorio. A San Gallo, al calcio
d’avvio della partita di sabato tra i locali e il Basilea, sono
partiti razzi e comete lanciati dai tifosi, piazzati fuori dallo
stadio, come al Primo d’agosto. Fuochi anche in campo, con la
squadra di Zeidler che ritrova la gioia - nel campionato scorso aveva
conteso al poderoso Young Boys la conquista del titolo - e quella di
Sforza che si fa incenerire. Insomma, forse è l’incipiente
primavera, ma qualcosa si muove e anche i giocatori folleggiano un
po’.
Ecco allora che Youan e Cabral, due
tipi puttosto estrosi, inscenano un teatrino di una certa malizia
dialettica e gestuale.
I fatti. Youan accenna a un doppio
passo carpiato con avvitamento, teso a far allargare le gambe a
Cabral per infilarlo in tunnel. Ma il brasiliano non ci casca e
respinge a stinchi serrati il tentativo da circo del francese. La
palla esce, il gioco si ferma perché sono in ballo alcuni cambi e,
mentre sono tutti indaffarati ad alzare lavagnette e a collocarsi,
Cabral sorride sarcastico a Youan mimando con le mani i doppi passi
mancati, come a dire: “Va’ che sono brasiliano e certe cose le
conosco dalla nascita”. L’altro, con una certa dose di
autocontrollo ironico, alza la mano sinistra a pugno e la destra con
indice e medio alzati: 2 a O per noi. Cabral incassa e Youan poco
dopo tenterà ancora lo stesso incantesimo rotante, ma con un altro
avversario, tanto per non rischiare.
Come fanciulli, ma sempre meglio del
niente che ci accompagna da un anno.