L’ACB si è svegliato, forse. Il
pareggio tutto cuore e un po’ fortunoso (che non guasta mai) ottenuto a Losanna
è il miglior viatico per la rognosa sfida di domenica contro l’Aarau. Ora i
granata si devono però anche risvegliare. Non vorremmo scomodare Franz Kafka e
la “sua” metamorfosi, ma Cortelezzi e compagni sono chiamati a trasformarsi da
giocatori di una squadra che puntava alla promozione a degli elementi che non
hanno più nulla da perdere. E si sa che, quando ti ritrovi in questa
situazione, può succedere davvero di tutto. Persino l’inimmaginabile.
Entri in campo con la testa
libera. Non hai paura di sbagliare. Tendi a fare delle giocate che in altre
circostanze non avresti mai azzardato. Puoi addirittura osare, pensate un po’.
Che è quello che è forse mancato finora al club della capitale. Non è un
mistero – e questo vale per ogni professione – che quando vi sono continui
cambi al vertice (leggasi gli allenatori che si sono avvicendati sulla sempre rovente
panchina granata) non si guadagna certo in serenità. O, meglio: chi è rodato, e
a scenari simili ci ha oramai fatto il callo, in qualche modo sa cavarsela.
Altri invece possono uscire scombussolati, meno tranquilli e sicuri dei propri
mezzi. Mister Maccoppi l’ha capito. E ha iniziato a “leggere” nella mente dei
suoi uomini. Facendo giostrare pure coloro che, per un motivo o per l’altro,
erano finiti ai margini.
Difficilmente si riuscirà a
trovare l’amalgama entro la fine della stagione, considerando il poco tempo a
disposizione e i nuovi innesti da inserire. Il compianto Angelo Massimino,
storico presidente del Catania, avrebbe risposto: “Manca l’amalgama? Ditemi
dove gioca che lo compro”. Non pretendiamo che la famiglia Bentancur porti al
Comunale anche quello. Di acquisti ne sono arrivati a sufficienza. Sembrano
pure promettenti. Di questo va dato atto al patron e all’instancabile Paolo
Gaggi. Di calcio ne sanno. Adesso serve qualcos’altro. La consapevolezza di
poter dare alla Città e ai tifosi una squadra di cui andare orgogliosi. Si può
anche perdere. Si possono fallire gli obiettivi. La “sola” salvezza non è un
dramma, suvvia; col senno di poi l’asticella era stata posta troppo in alto.
Ma se nel rettangolo verde e
fuori dai tutto e sei pronto a sacrificarti per i tuoi compagni, allora alla
fine vinci comunque. La piazza di Bellinzona ha bisogno come l’aria di vedere
questo atteggiamento, di “sentire” l’amore per la gloriosa maglia granata e per
la sua storia. Il tempo scorre, ma quello che rimane basta per gettare le basi
del prossimo campionato. Più che un ACB di soldati, adesso serve un club che
abbia la grinta negli occhi e l’emozione nel cuore.