È
struggente e melanconico l'addio di Lucia ai suoi cari monti. Il
destino infausto si manifesta nelle vesti del turpe e arrogante Don
Rodrigo. La dipartita dalla casa è drammatica.
Piange
disperata Violetta nelle braccia del suo Alfredo. La Traviata termina
con le lacrime e con il dolore. Canta la donna l'addio al suo grande
amore, alla sua bella Parigi e al suo passato.
L'addio
suscita paura e infonde strazio. Non è un principio ordinatore, non
è una categoria accettabile, è una dimensione esistenziale che non
consente ritorni o ripensamenti. L'umano è di fronte
all'irreparabile. Il desiderio non è sospeso, è interrotto. La
speranza è dispersa, è evaporata ineluttabilmente.
L'addio
travolge il sempre, lo scaraventa fuori dal possibile, lo depotenzia
e ne mostra la sua vulnerabilità. È l'illusione che prevale, non ci
sono, per il momento, altre pretese.
Le
milanesi hanno deciso di ripudiare il loro stadio. E si lasciano loro
stesse definitivamente. San Siro, Inter e Milan non ha più da
essere. Le acerrime rivali condividevano l'impianto. Una casa comune
che cambiava i colori domenicalmente.
Il
Giuseppe Meazza sarà onusto di gloria e fasti, ma è vetusto. Altro
che aspetto ieratico, appare come una colata di cemento armato.
Eppure
era considerato la Scala del calcio.
La
modernità corre veloce e non ci può fermare, la nostalgia non è
concessa, è prerogativa degli idealisti. Non è funzionale, non è
economico, ma soprattutto non rende, non genera introiti.
Le
proprietà di Inter e Milan arrancano, le loro ambizioni poggiano su
basi fragili. E hanno bisogno di un nuovo impianto, preconizzano una
svolta.
La
storia poteva essere diversa. Erano gli effimeri anni Novanta, si
viveva di pulsioni voluttuarie, ci si inebriava di superficialità.
Il paese si era consegnato all'edonismo personificato da Belusconi.
Il Governo mise i soldi, allora venivano stampati copiosamente a
debito, per migliorare la struttura.
Furono
edificate le torri e montato il terzo anello.
Lo
scempio costoso fu compiuto con successo.
La
cronaca racconta che Inter e Milan hanno presentato domanda per
costruire assieme un nuovo stadio nel 2019. Ma la politica italiana
segue vie tortuose, apparentemente fini, nella realtà ambigue e poco
pratiche.
Il
Comune lombardo ancora non ha dato risposta.
Il
Milan sembra aver rotto gli indugi. E intende sciogliere il rapporto
con i cugini e forse lasciare anche Milano.
E
l'Inter? La Beneamata è pur sempre preda della sua volubilità, per
ora tace.