Calcio
Il lungo addio
Le milanesi abbandonano San Siro e si separano
Pubblicato il 25.02.2023 10:00
di Angelo Lungo
È struggente e melanconico l'addio di Lucia ai suoi cari monti. Il destino infausto si manifesta nelle vesti del turpe e arrogante Don Rodrigo. La dipartita dalla casa è drammatica.
Piange disperata Violetta nelle braccia del suo Alfredo. La Traviata termina con le lacrime e con il dolore. Canta la donna l'addio al suo grande amore, alla sua bella Parigi e al suo passato.
L'addio suscita paura e infonde strazio. Non è un principio ordinatore, non è una categoria accettabile, è una dimensione esistenziale che non consente ritorni o ripensamenti. L'umano è di fronte all'irreparabile. Il desiderio non è sospeso, è interrotto. La speranza è dispersa, è evaporata ineluttabilmente.
L'addio travolge il sempre, lo scaraventa fuori dal possibile, lo depotenzia e ne mostra la sua vulnerabilità. È l'illusione che prevale, non ci sono, per il momento, altre pretese.
Le milanesi hanno deciso di ripudiare il loro stadio. E si lasciano loro stesse definitivamente. San Siro, Inter e Milan non ha più da essere. Le acerrime rivali condividevano l'impianto. Una casa comune che cambiava i colori domenicalmente.
Il Giuseppe Meazza sarà onusto di gloria e fasti, ma è vetusto. Altro che aspetto ieratico, appare come una colata di cemento armato.
Eppure era considerato la Scala del calcio.
La modernità corre veloce e non ci può fermare, la nostalgia non è concessa, è prerogativa degli idealisti. Non è funzionale, non è economico, ma soprattutto non rende, non genera introiti.
Le proprietà di Inter e Milan arrancano, le loro ambizioni poggiano su basi fragili. E hanno bisogno di un nuovo impianto, preconizzano una svolta.
La storia poteva essere diversa. Erano gli effimeri anni Novanta, si viveva di pulsioni voluttuarie, ci si inebriava di superficialità. Il paese si era consegnato all'edonismo personificato da Belusconi. Il Governo mise i soldi, allora venivano stampati copiosamente a debito, per migliorare la struttura.
Furono edificate le torri e montato il terzo anello.
Lo scempio costoso fu compiuto con successo.
La cronaca racconta che Inter e Milan hanno presentato domanda per costruire assieme un nuovo stadio nel 2019. Ma la politica italiana segue vie tortuose, apparentemente fini, nella realtà ambigue e poco pratiche.
Il Comune lombardo ancora non ha dato risposta.
Il Milan sembra aver rotto gli indugi. E intende sciogliere il rapporto con i cugini e forse lasciare anche Milano.
E l'Inter? La Beneamata è pur sempre preda della sua volubilità, per ora tace.