CALCIO
Tanti, forse troppi, cambiamenti nel Bellinzona
Livio Bordoli, responsabile tecnico regionale, analizza il momento complicato dei granata
Pubblicato il 28.02.2023 08:04
di Enrico Lafranchi
Ieri i granata non si sono allenati, Maccoppi ha concesso una giornata di riposo ai ragazzi in modo che smaltissero la sconfitta di Aarau. Peccato che le due espulsioni abbiano sottratto alla squadra un risultato positivo come era stato il caso una settimana prima alla Tuilière di Losanna. Sì perché la compagine allenata da Smiljanic, seppure in larga superiorità numerica, ha sudato le proverbiali “sette camicie” (lo ha riconosciuto lo stesso tecnico) per venire a capo di un avversario che per un’ora di gioco ha fatto cose più che egregie. La gara si era messa sin dall’avvio sull’agonismo, i padroni di casa hanno fatto valere – specie in retrovia – la loro fisicità, ma a rimetterci è stato il Bellinzona. Miranda dopo appena nove minuti è stato ammonito, Centinaro si è beccato un giallo verso la fine quando era in campo da sì e no una decina di minuti. È evidente che qualche cosa non funzioni come dovrebbe. I ragazzi avvertono probabilmente un logorio nervoso nell’impegno che, partita dopo partita, sta diventando per loro sempre più estenuante. Riescono a tenere testa ad avversari indiscutibilmente superiori (vedi il Losanna) ma poi mostrano i loro limiti (sterilità offensiva, contro l’Aarau non si è visto un tiro nello specchio della porta degno di tale nome in 96 minuti!).
Ancora una volta non si è purtroppo riusciti a tradurre sul campo l’ottimo lavoro svolto in settimana. Adesso bisogna tenere gli occhi bene aperti e guardarsi alle spalle. Ad inizio stagione ci si era convinti di avere a disposizione una squadra (fresca di promozione!) già pronta a salire in Super League. Si sono evidentemente fatti i conti senza l’oste. Ne parliamo con Livio Bordoli, ex granata doc. Secondo il responsabile tecnico di calcio regionale non è la squadra il problema dell’ACB. E non lo è neanche l’allenatore.
Dove sta dunque (il problema)?
“La squadra è sicuramente buona ma ci sono stati tanti cambiamenti di giocatori e di allenatori. Farne un gruppo coeso non è così semplice”.
Detto più chiaramente? 
“Una squadra non la fai in due o tre settimane, i giocatori si allenano ma devono anche conoscersi. Anche l’allenatore ha bisogno di tempo per amalgamarla, assemblarla”.
Come spieghi che erano partiti bene?
“Direi, meglio, abbastanza bene… Non sono infatti mai stati davanti a tutti, hanno fatto la loro parte, questo è vero. I giocatori sono bravi, però devi metterli assieme: il problema è questo”.
Proclami esagerati? 
“L’asticella è effettivamente stata messa troppo in alto” (si era detto chiaro e tondo che l’obiettivo era la Super League).
Hanno inciso anche i cambi di panchina? 
“È chiaro che ogni allenatore porta la sua filosofia. Si sono avvicendati in quattro (Sesa, Cocimano, Raineri, Maccoppi), non è stato facile per i giocatori”.
Gli allenatori non c’entrano? 
“Assolutamente no, dire qual è l’allenatore giusto è sempre difficile. È importante lasciarlo lavorare, dargli tempo per formare un gruppo ‘vero’. Non possono bastargli un paio o tre di settimane per mettere in campo la squadra ed avere subito delle risposte efficaci. Sarebbe troppo facile!”.
A prescindere dall’arbitraggio di Aarau - <aia che male!> - è fuori posto prendersela con gli arbitri? 
“Beh… ci mettiamo anche del nostro. Le due espulsioni non le vedo come dei ‘regali’ (agli argoviesi, logicamente – ndr) dell’arbitro. È meglio guardarsi in casa nostra”.
Il verdetto viene sempre dal campo: 1 punto in sette partite è un grosso punto interrogativo. Un bilancio che andrebbe “verificato”?  
“Certo, ora è necessario guardarsi alle spalle. Si è parlato (e scritto, ndr) della partita col Losanna (da “dieci e lode”!) ma non è che si sia giocato per vincere, si è giocato difensivamente. Loro hanno avuto delle occasioni da gol clamorose! Anche domenica è l’Aarau che si è battuto per vincere, prova ne è che ha collezionato una dozzina di corner”.
Senza girarci intorno, che cosa fa la differenza?
“Non basta metterla sul piano agonistico, quando manca qualcosa d’altro è difficile andarle a vincere le partite. Non puoi metterci solo la grinta, ci sono tanti altri “dettagli”… Quest’anno (durante la sosta invernale, ndr) Cocimano ha fatto lui tutta la preparazione giocando in un modo. Poi è arrivato Maccoppi e si è giocato in un altro. Come fa il giocatore a capirci qualcosa?”.
Manca stabilità?
“Non dico questo, è necessario dare più tempo all’allenatore di fare passare il suo messaggio. Guardiamo il Thun. Lustrinelli ha un contratto che gli permette di lavorare tranquillamente a corto-medio termine. È quanto doveva fare il Bellinzona ponendosi a sua volta l’obiettivo di salire entro tre anni, non già in uno”.
Con questi effettivi?
“Tutto sommato i granata stanno disputando un buon campionato, sono convinto che con due o tre acquisti in più nel prossimo potranno fare ancora meglio. Ma occorrerà anche l’allenatore giusto, può benissimo essere Maccoppi, non mi si fraintenda. Ma è necessario che lo si lasci lavorare in tutta calma”.
Si può sperare in una svolta nell’immediato? 
“Non serve nessuna svolta, bisogna solo fare dei punti in modo da finire bene la stagione. Questo Bellinzona è squadra da metà classifica. Punto e basta. Si può già cominciare a guardare alla stagione 2023-24. È un bel vantaggio!”.