Ma perché tutta questa paura delle vacanze anticipate?
Avercene. Sembra che il derby tra Ambrì e Lugano di stasera metta in palio
chissà cosa, talmente importante da sacrificare sull’altare della vittoria
anche l’ozio e il tempo libero. Una delle due (o entrambe, occhio) sabato sera
concluderà la stagione, ma tutti anelano ad andare avanti, ai preplayoff,
oddio, che emozione, che traguardo. Dopo 52 partite, piantarla lì sembrerebbe
una liberazione, dovrebbe esserlo. E invece no, lo si racconta come un
fallimento. Andare in vacanza un fallimento, capite? Ma andatelo a dire a tutti
gli altri lavoratori, quelli che le due settimane libere sono il miraggio dell’Eden,
e non un sepolcro.
Poi certo, per questioni di campanile vedere i rivali
perdere soddisfa il doppio se sei tu a sconfiggerli, giusto. Ma poi aspettati
che dal divano elettrico delle vacanze forzate brinderanno alla tua
eliminazione successiva, perché diciamolo pure: né Ambrì né Lugano danno l’idea
di poter andare molto più lontano di dove stanno adesso (dodicesimi i
biancoblù, undicesimi i bianconeri, dopo 50 partite la classifica non può
mentire, dai, altrimenti tanto vale non giocarle e passare immediatamente ai
playoff in settembre senza tante agitazioni).
Se poi si teme l’horror vacui del troppo tempo liberato dal
lavoro, allora che si mettano i giocatori al tornio fino a quando riprenderanno
gli allenamenti per la prossima stagione, o magari li si spedisca a lavori
socialmente utili, volontariato o quello che è, pur di liberarli dal terrore
dell’inutilità.
Quindi, ragazzi, dateci pure dentro, ma sappiate che
rimanere senza lavoro (ma con lo stipendio) per un po’ è una possibilità per
scorgere nuove strade e nuovi interessi. Vale anche per i tifosi e per i
giornalisti. Per i dirigenti un po’ meno, crediamo.