Matteo Tosetti parla del suo momento complicato a livello personale e di tanto altro, prima della sfida capitale di domani contro il Lugano.
Sei
arrivato in Vallese dopo 3 anni nel Canton Berna, quanto cambia la
vita a Sion rispetto a quella nella capitale?
"Non
ho avuto nessun problema nell’adattarmi. Io e la mia famiglia siamo
rimasti sorpresi in bene. Essere qui con loro rende tutto più
semplice e mi da tranquillità. Posso però capire che per un
giocatore che dovesse abitare senza parenti né compagni possa essere
un po’ complicato vivere qui".
La
tua scelta di andare a Sion quest’estate ha sorpreso parecchia
gente. Come mai hai scelto di venire qui piuttosto che altrove?
"La
mia situazione non era semplice quest’estate. Il Thun ha aspettato
parecchio, poi sono finito fuori rosa e avevo pure degli accordi con
il club che mi impedivano di firmare per alcune squadre. Ho scelto
Sion perché ho avuto delle buone sensazioni dopo i miei colloqui
qui. Pure l’allenatore Fabio Grosso ci teneva che io venissi. Una
volta è pure sbarcato nell’ufficio ancora in tuta di allenamento
per convincermi a firmare. Tra di noi c’è stima reciproca e anche
cose del genere hanno condizionato la mia scelta. Avrei forse potuto
aspettare ulteriori offerte ma questa era una delle uniche sul tavolo
fino ad allora, e aspettando rischiavo di ritrovarmi beffato e senza
squadra. C’è chi può pensare che sia stato un errore, ma io
tutt’ora non lo penso. Sion era la migliore scelta da fare per me a
quel momento".
Come
l’hai appena detto, la situazione a Sion è delicata. Soprattutto
dopo la sconfitta di domenica con il Vaduz. Che aria tira al Tourbillon?
"Chiaramente
l’ambiente non è dei migliori. Domenica, contro una squadra che
non era venuta né per vincere né per giocare a calcio, abbiamo
concesso due regali. Il nostro è stato un po’ un suicidio
calcistico. Queste situazioni si ripetono spesso quest’anno e
sembra che fatichiamo ad imparare dai nostri errori. Ora tocca a noi
giocatori responsabilizzarci maggiormente. La classifica è quella
che meritiamo ma rimane difficile e ora bisogna reagire. Qui c’è un
bel gruppo che mantiene il giusto spirito e la voglia di far bene.
Tutto ciò mi rende fiducioso, i risultati arriveranno".
Anche
a livello personale attraversi un periodo difficile. Oltre a occupare
un ruolo che non è il tuo, sei anche stato alle prese con il virus…
"È
chiaro, sono deluso di come sono andate le cose fino a adesso e non
cerco scusanti. La lunga pausa forzata e il covid hanno avuto un
aspetto devastante sul fisico. Ho impiegato diversi mesi prima di
sentirmi di nuovo bene. A livello del ruolo ho dovuto in un qualche
modo sacrificarmi per il bene della squadra visti gli infortuni di
diversi nostri esterni bassi. Ho cercato di farmi trovare pronto
senza mai lamentarmi. È un ruolo che non occupavo da anni e
all’inizio mi stavo ancora riprendendo fisicamente quindi ho
faticato. Ora le cose sembrano andare un po’ meglio ma è chiaro
che non è facile visto che nel modulo che usiamo la mia vera
posizione non c’è".
Senti
comunque di ancora poter fare la differenza, vero?
"Certo.
Ora fisicamente sto bene e le mie qualità sono invariate.
Continuando a lavorare con lo stesso spirito e la stessa intensità
penso di potermi ritagliare un ruolo importante come ai tempi del
Thun. Poi se dovessi tornare ad essere decisivo come nelle ultime
stagioni anche la squadra potrebbe gioirne".
In
rosa ci sono i giovani Nikita Vlasenko e Siyar Doldur che, come te ai
tempi, sono cresciuti nel Team Ticino. Che rapporto hai con loro?
"Mi
sento responsabile nei loro confronti visto che ho avuto un percorso
simile al loro. Andiamo molto d’accordo e da quando siamo arrivati
qui trascorriamo parecchio tempo insieme. Cerco anche di fargli
capire la fortuna che hanno di essere qui e che ogni occasione va
sfruttata. Questo ruolo mi piace. Mi metto sempre all’altezza dei
compagni cercando di essere generoso, rispettoso e aiutando il più
possibile. In questo momento ad esempio Doldur è stato operato e
deve stare fermo in Ticino. Ogni giorno ci sentiamo e cerco di
tirargli su il morale".
La
tua ex-squadra Thun invece la segui sempre? Sembrano in corsa per la
promozione…
"Sì,
ho ancora tanti amici in squadra e quando posso guardo le partite. Mi
fa piacere che si siano ripresi dopo un inizio disastroso, anche se
in questo momento sembrano calare di nuovo. Ma mi fido di questa
squadra e penso che alla fine riusciranno a tornare in Super League.
Ho davvero dei bei ricordi dei miei anni a Thun".
A
proposito di ricordi, cosa mi puoi dire della vostra stagione
incredibile quando insieme a Spielmann e Sorgic formavate uno dei
tridenti più esaltanti del campionato?
"Erano
momenti bellissimi. Queste cose restano e creano un legame tra i
giocatori. Infatti rimango in contatto con entrambi. Quando ci si
vede c’è sempre un rispetto e una felicità reciproca. Peccato non
aver coronato quella stagione con qualcosa in più perché eravamo in
finale di coppa e potevamo centrare l’Europa League direttamente…
Rimane comunque una grande stagione e ripensarci mi aiuta a guardare
avanti anche in momenti delicati come quello che attraverso
attualmente".
E
quando ripensi al Mondiale Under17 vinto nel 2009 invece che ricordi
hai?
"Un
altro ricordo indelebile. Come ho appena detto, pensare a questi
episodi del passato procura una sensazione di benessere che ti rende
fiero e che ti aiuta a rimanere ottimista, concentrato e ad
apprezzarti come giocatore. È quello che faccio in questo momento
per rimanere tranquillo e fiducioso. Qualche anno fa avrei potuto
perdere la testa molto più velocemente, invece ora ho imparato a
gestire meglio queste situazioni".
Cosa
dici invece sul Lugano, altra tua ex-squadra?
"È
una squadra capace di grandissime cose e l’ha dimostrato durante la
prima parte del campionato. Anche il gruppo pare eccezionale, però a
volte sembra venir fuori incertezza quando ci sono assenze
importanti. Poi quando i risultati sono negativi diventa tutto più
difficile da gestire. Resta il fatto che secondo me sono una grande
squadra, nonostante il loro stato di forma attuale".
Appunto,
come vedi la sfida di giovedì? Tra l’altro voi sarete privi di
titolari come Bamert, Grgic, Zock e Karlen…
"Abbiamo
assenze pesanti è vero. Entrambe le squadre sono in un momento
difficile e la partita si deciderà su degli episodi. Rischia
purtroppo, anche se io mi auguro sempre di vedere del bel calcio, di
essere una partita non bellissima. Spesso è così quando c’è
tanto in palio. Il più forte mentalmente se la porterà a casa".
Un’ultima
domanda sul tuo futuro. Un paio di anni fa giravano voci che ti
volevano all’estero. Ora hai un contratto fino al 2023, ma pensi
sia ancora possibile vederti in un altro campionato un giorno?
"Lo
spero. Ho sempre sognato di giocare all’estero e continuerò a
lavorare affinché sia possibile. Chiaramente con le prestazioni
attuali le cose si complicano, ma non smetto di crederci. È anche
vero che non sono più giovane ma non sono neanche a fina carriera.
In questi anni nei quali si matura può ancora esserci un salto di
qualità. Ora tocca a me dimostrarlo sul campo".
Entro
fine mese Matteo Tosetti e il suo Sion, oltre al Lugano domani,
sfideranno Losanna, Servette e Lucerna. Tutti potenziali avversari
diretti nella lotta per non retrocedere. Questo potrebbe anche essere
il momento giusto per l’ala locarnese di far vedere a tutti che il
suo talento è intatto.