CALCIO: SUPER LEAGUE
“Qualche anno fa avrei potuto perdere la testa”
Parla Matteo Tosetti del Sion, avversario domani del Lugano
Pubblicato il 03.03.2021 06:15
di Giacomo Notari
Matteo Tosetti parla del suo momento complicato a livello personale e di tanto altro, prima della sfida capitale di domani contro il Lugano.
Sei arrivato in Vallese dopo 3 anni nel Canton Berna, quanto cambia la vita a Sion rispetto a quella nella capitale?
"Non ho avuto nessun problema nell’adattarmi. Io e la mia famiglia siamo rimasti sorpresi in bene. Essere qui con loro rende tutto più semplice e mi da tranquillità. Posso però capire che per un giocatore che dovesse abitare senza parenti né compagni possa essere un po’ complicato vivere qui".
La tua scelta di andare a Sion quest’estate ha sorpreso parecchia gente. Come mai hai scelto di venire qui piuttosto che altrove?
"La mia situazione non era semplice quest’estate. Il Thun ha aspettato parecchio, poi sono finito fuori rosa e avevo pure degli accordi con il club che mi impedivano di firmare per alcune squadre. Ho scelto Sion perché ho avuto delle buone sensazioni dopo i miei colloqui qui. Pure l’allenatore Fabio Grosso ci teneva che io venissi. Una volta è pure sbarcato nell’ufficio ancora in tuta di allenamento per convincermi a firmare. Tra di noi c’è stima reciproca e anche cose del genere hanno condizionato la mia scelta. Avrei forse potuto aspettare ulteriori offerte ma questa era una delle uniche sul tavolo fino ad allora, e aspettando rischiavo di ritrovarmi beffato e senza squadra. C’è chi può pensare che sia stato un errore, ma io tutt’ora non lo penso. Sion era la migliore scelta da fare per me a quel momento".
Come l’hai appena detto, la situazione a Sion è delicata. Soprattutto dopo la sconfitta di domenica con il Vaduz. Che aria tira al Tourbillon?
"Chiaramente l’ambiente non è dei migliori. Domenica, contro una squadra che non era venuta né per vincere né per giocare a calcio, abbiamo concesso due regali. Il nostro è stato un po’ un suicidio calcistico. Queste situazioni si ripetono spesso quest’anno e sembra che fatichiamo ad imparare dai nostri errori. Ora tocca a noi giocatori responsabilizzarci maggiormente. La classifica è quella che meritiamo ma rimane difficile e ora bisogna reagire. Qui c’è un bel gruppo che mantiene il giusto spirito e la voglia di far bene. Tutto ciò mi rende fiducioso, i risultati arriveranno".
Anche a livello personale attraversi un periodo difficile. Oltre a occupare un ruolo che non è il tuo, sei anche stato alle prese con il virus…
"È chiaro, sono deluso di come sono andate le cose fino a adesso e non cerco scusanti. La lunga pausa forzata e il covid hanno avuto un aspetto devastante sul fisico. Ho impiegato diversi mesi prima di sentirmi di nuovo bene. A livello del ruolo ho dovuto in un qualche modo sacrificarmi per il bene della squadra visti gli infortuni di diversi nostri esterni bassi. Ho cercato di farmi trovare pronto senza mai lamentarmi. È un ruolo che non occupavo da anni e all’inizio mi stavo ancora riprendendo fisicamente quindi ho faticato. Ora le cose sembrano andare un po’ meglio ma è chiaro che non è facile visto che nel modulo che usiamo la mia vera posizione non c’è".
Senti comunque di ancora poter fare la differenza, vero?
"Certo. Ora fisicamente sto bene e le mie qualità sono invariate. Continuando a lavorare con lo stesso spirito e la stessa intensità penso di potermi ritagliare un ruolo importante come ai tempi del Thun. Poi se dovessi tornare ad essere decisivo come nelle ultime stagioni anche la squadra potrebbe gioirne".
In rosa ci sono i giovani Nikita Vlasenko e Siyar Doldur che, come te ai tempi, sono cresciuti nel Team Ticino. Che rapporto hai con loro?
"Mi sento responsabile nei loro confronti visto che ho avuto un percorso simile al loro. Andiamo molto d’accordo e da quando siamo arrivati qui trascorriamo parecchio tempo insieme. Cerco anche di fargli capire la fortuna che hanno di essere qui e che ogni occasione va sfruttata. Questo ruolo mi piace. Mi metto sempre all’altezza dei compagni cercando di essere generoso, rispettoso e aiutando il più possibile. In questo momento ad esempio Doldur è stato operato e deve stare fermo in Ticino. Ogni giorno ci sentiamo e cerco di tirargli su il morale".
La tua ex-squadra Thun invece la segui sempre? Sembrano in corsa per la promozione…
"Sì, ho ancora tanti amici in squadra e quando posso guardo le partite. Mi fa piacere che si siano ripresi dopo un inizio disastroso, anche se in questo momento sembrano calare di nuovo. Ma mi fido di questa squadra e penso che alla fine riusciranno a tornare in Super League. Ho davvero dei bei ricordi dei miei anni a Thun".
A proposito di ricordi, cosa mi puoi dire della vostra stagione incredibile quando insieme a Spielmann e Sorgic formavate uno dei tridenti più esaltanti del campionato?
"Erano momenti bellissimi. Queste cose restano e creano un legame tra i giocatori. Infatti rimango in contatto con entrambi. Quando ci si vede c’è sempre un rispetto e una felicità reciproca. Peccato non aver coronato quella stagione con qualcosa in più perché eravamo in finale di coppa e potevamo centrare l’Europa League direttamente… Rimane comunque una grande stagione e ripensarci mi aiuta a guardare avanti anche in momenti delicati come quello che attraverso attualmente".
E quando ripensi al Mondiale Under17 vinto nel 2009 invece che ricordi hai?
"Un altro ricordo indelebile. Come ho appena detto, pensare a questi episodi del passato procura una sensazione di benessere che ti rende fiero e che ti aiuta a rimanere ottimista, concentrato e ad apprezzarti come giocatore. È quello che faccio in questo momento per rimanere tranquillo e fiducioso. Qualche anno fa avrei potuto perdere la testa molto più velocemente, invece ora ho imparato a gestire meglio queste situazioni".
Cosa dici invece sul Lugano, altra tua ex-squadra?
"È una squadra capace di grandissime cose e l’ha dimostrato durante la prima parte del campionato. Anche il gruppo pare eccezionale, però a volte sembra venir fuori incertezza quando ci sono assenze importanti. Poi quando i risultati sono negativi diventa tutto più difficile da gestire. Resta il fatto che secondo me sono una grande squadra, nonostante il loro stato di forma attuale".
Appunto, come vedi la sfida di giovedì? Tra l’altro voi sarete privi di titolari come Bamert, Grgic, Zock e Karlen…
"Abbiamo assenze pesanti è vero. Entrambe le squadre sono in un momento difficile e la partita si deciderà su degli episodi. Rischia purtroppo, anche se io mi auguro sempre di vedere del bel calcio, di essere una partita non bellissima. Spesso è così quando c’è tanto in palio. Il più forte mentalmente se la porterà a casa".
Un’ultima domanda sul tuo futuro. Un paio di anni fa giravano voci che ti volevano all’estero. Ora hai un contratto fino al 2023, ma pensi sia ancora possibile vederti in un altro campionato un giorno?
"Lo spero. Ho sempre sognato di giocare all’estero e continuerò a lavorare affinché sia possibile. Chiaramente con le prestazioni attuali le cose si complicano, ma non smetto di crederci. È anche vero che non sono più giovane ma non sono neanche a fina carriera. In questi anni nei quali si matura può ancora esserci un salto di qualità. Ora tocca a me dimostrarlo sul campo".
Entro fine mese Matteo Tosetti e il suo Sion, oltre al Lugano domani, sfideranno Losanna, Servette e Lucerna. Tutti potenziali avversari diretti nella lotta per non retrocedere. Questo potrebbe anche essere il momento giusto per l’ala locarnese di far vedere a tutti che il suo talento è intatto.