Calcio
Miracolo a Lisbona
Il Benfica tra gestione esemplare e calcio competitivo
Pubblicato il 09.03.2023 10:44
di A. L.
Scriveva Lao Tzu: “La verità è paradossale”.
C'è un miracolo sportivo visibile in Europa. Si aggira seminando dubbi. E pone una speranza: è consentito fare un football sostenibile. È possibile ottenere risultati pianificando. Si possono sfidare autentiche potenze economiche attraverso le idee.
Giocando a calcio e diventando uno spauracchio, specie se si è sottovalutati.
Tra le otto migliori squadre della Coppa tra le grandi orecchie c'è con pieno merito: il Benfica.
In estate ha ceduto per quasi 100 milioni il suo attaccante Darwin Nunez al Liverpool.
Durante la sessione invernale si è privato per 121 milioni del suo centrocampista Enzo Fernandez, lo ha prelevato il Chelsea.
Il campo racconta che “le aquile” comandano saldamente il Campionato. E in Champions procedono spediti: girone vinto davanti a Psg e Juve e ora accesso ai quarti.
L'allenatore dei portoghesi è un tedesco: Roger Schmidt, un ingegnere meccanico.
L'ingegnere è un costruttore. Vive di pratica . Deve fare calcoli precisi. Rappresenta la stabilità. La creatività è secondaria. Conta il progetto e il protocollo. E invece il Benfica stupisce: squadra corta, l'organizzazione e la fantasia sono in simbiosi.
L'artefice fuori dal campo di questa gestione esemplare è Rui Costa. Elegante centrocampista quando era sul terreno, stile impeccabile come dirigente e tanta competenza. Da quando è entrato nel club ha conquistato: sei campionati; sette Coppe di lega; quattro Supercoppe portoghesi; due coppe nazionali.
Nessuna società ha proposto una simile valorizzazione patrimoniale dei propri calciatori. Lo schema è semplice: oculatezza nella scelta del prospetto, crescita che avviene puntualmente e vendita a cifre pazzesche.
Nunez e Fernandez sono solo gli ultimi, ci sarebbero anche: Joao Felix; Ederson; Di Maria.
E lo Stadio Da Luz si diverte da anni con un calcio: mai speculare ma sempre propositivo; mai banale ma sempre palpitante; mai normale ma sempre esaltante.
E in Europa? Purtroppo sulle aquile pende da tempo una maledizione.
“D'ora in avanti il Benfica non vincerà più una coppa internazionale, per almeno 100 anni”.
Furono queste le parole pronunciate, nel 1962, dal grande allenatore ungherese Béla Guttmann quando fu licenziato.
Da allora si contano solo finali perse.
E un sortilegio può essere più forte di un Psg qualsiasi.