HOCKEY
"Pensiamo da dove arriviamo"... in salsa bianconera
Luca Gianinazzi tira fuori un refrain caro a Cereda e ne fa una nuova versione
Pubblicato il 10.03.2023 11:44
di L.S.
Ai microfoni è una mitragliatrice, sa sempre cosa dire e lo fa con grande aplomb.
Cerca di trasmettere la sua carica, come se volesse convincere anche chi lo sta intervistando. I concetti sono piuttosto chiari: nulla di stravolgente o di unico, ma qualcosa di maledettamente chiaro. Come se tutto nascesse con grande spontaneità, come se le sue parole fossero le uniche veramente credibili e giuste da dire in quel momento.
Luca Gianinazzi sta vincendo la sua personale battaglia. Doveva dimostrare di valere questo ruolo, di meritarsi questa chance, a discapito della poca esperienza e di un’età che ne fanno il tecnico più giovane dell’intera Lega. O forse dell’intera Europa.
Nei suoi primi mesi sulla panchina bianconera ha già dovuto attraversare una piccola burrasca e il fatto di esserne venuto fuori è certamente un enorme merito, oltre ad averlo obbligato a crescere in fretta. Come si dice in questi casi, o impari a nuotare o affoghi. Lui ha imparato a nuotare e adesso vede la riva.
Era giusto dubitare del suo ingaggio, anche perché si trattava di un dietrofront spettacolare rispetto alle scelte di qualche mese prima. Come se d’abrupto il club avesse capito di aver sbagliato tutto e che la strada giusta era un’altra.
Dopo aver rischiato di restare fuori dai preplayoff e aver eliminato il Friborgo, ora il Lugano è pronto per un’altra battaglia. E non è vero che non ha nulla da perdere, perché uscire ai quarti di finale è sempre una delusione. È però vero che ripensando a questa travagliata stagione, il traguardo ottenuto è già una piccola, piccolissima vittoria.
Ma il Giana non si accontenta ed è normale che sia così. Sornione ma allo stesso tempo cosciente di avere un gruppo che finalmente lotta compatto, estrapola una frase che avevamo già sentito dire spesso da Cereda. “Dobbiamo pensare da dove arriviamo”.
Una frase che può avere mille significati, dall’esplicito appagamento per ciò che si è ottenuto, allo sprone per ciò che si potrà ancora ottenere, attraverso appunto le sofferenze del passato.
Ecco, il Giana sceglie questa seconda strada, vuol fare tesoro delle difficoltà e guarda avanti sapendo che il percorso è ancora irto di ostacoli ma che l’auto che guida forse non sarà ancora una formula uno, ma adesso va sicuramente a un’altra velocità.
Per un allenatore alle “prime armi” è sicuramente un bel messaggio.