CALCIO
Non è stata una vittoria qualsiasi
I bianconeri tornano a vincere in casa e rilanciano le ambizioni europee
Pubblicato il 12.03.2023 09:32
di Silvano Pulga
Il Lugano, ieri sera, non era sotto esame. Questa squadra (che, non lo ricordiamo mai abbastanza, non è quella dello scorso anno) non deve più dimostrare di essere all'altezza delle squadre di oltre Gottardo e Novena: però, sicuramente, per questioni di classifica e non solo (chi ci legge sa bene che, per noi, l'aspetto mentale nel calcio - e anche in molti altri sport- è elemento di fondamentale importanza), queste due partite casalinghe contro Zurigo e, soprattutto, Servette domenica prossima, avranno un peso importante per il prosieguo del cammino in campionato dei ticinesi.
Serviva vincere ieri sera per rompere un ciclo di risultati che, alla lunga, poteva creare blocchi mentali. E, infatti, alla chiusura della prima frazione, non c'era un tifoso o un addetto ai lavori in tribuna che non abbia immediatamente pensato alla gara interna col Basilea e non solo, a dimostrazione (se mai ce ne fosse stato bisogno) che l'aspetto mentale conta, eccome. Nessun esame, quindi, ma la necessità di dimostrare a sé stessi di essere ancora capaci di tenere il risultato, e di portare a casa i tre punti: missione compiuta, quindi. E ora, testa al Servette, con i quali ci si giocherà posti che contano in campionato e, soprattutto, accesso alla finale di Coppa tra circa un mese. Ma era importante, come ha detto Mattia Croci Torti a fine gara, vincere per non avere il peso di non essere ancora riusciti a farlo prima della partita di domenica prossima, che andrà affrontata nella migliore condizione mentale.
Perché il calcio, lo sappiamo, è roba semplice, in fondo: la più importante tra le cose che non contano nulla, nella vita dei tifosi. Undici contro undici, un campo, due porte, un pallone. Però, come scrivevamo la settimana scorsa, c'è differenza tra una squadra formata da undici giocatori e undici uomini che scendono in campo con una maglietta uguale. Ieri, Lugano e Zurigo hanno dimostrato di far parte del primo gruppo. I tigurini, infatti, hanno fatto vedere di essere in un buon stato di salute sia fisica che mentale, pressando sin dall'inizio i ticinesi (l'ammonimento a Tosin dopo soli 5' è stato un elemento oggettivo di questo atteggiamento); anche per loro, ieri, la partita era ricca di significati, del resto. Vincere a Cornaredo avrebbe certificato il loro ritorno in una zona di classifica a ridosso delle migliori, dopo un inizio di stagione catastrofico, e sarebbe stato prodromico a un finale di campionato interessante. Ora, invece, bisognerà vedere che contraccolpi psicologici avrà questa sconfitta, che chiude un trend positivo iniziato proprio dopo l'ultima trasferta in Ticino, dove i campioni in carica erano usciti sconfitti per l'ultima volta, curiosamente con lo stesso risultato.  Certo, i biancoblù, seguiti da un gran numero di tifosi come da tradizione, possono recriminare solo con sé stessi, dal momento che di occasioni da rete ne hanno create diverse, tutte fallite per errori di mira nei sedici metri avversari. Buona anche, in questo senso, la prestazione del portiere bianconero Osigwe il quale, ancora una volta, si è fatto trovare pronto.
Per il resto, è stato un ottimo Lugano, che non ha mai avuto paura di mettere il fisico contro una squadra tradizionalmente attrezzata sotto questo punto di vista. Dietro, i bianconeri, seppure sotto pressione, hanno tenuto, soprattutto nei primi minuti, con gli avversari che tenevano alto il baricentro, trovando addirittura il gol del vantaggio grazie a uno spunto vincente di Aliseda (nella foto Zocchetti, in mezzo a diversi compagni), lanciato da Sabbatini. Da far stropicciare gli occhi, anche a chi ha visto in passato calcio di qualità, l'azione del secondo gol, con una combinazione Doumbia /Macek sulla destra che ha messo capitan Sabbatini nelle condizioni di colpire, grazie a un velo intelligentissimo ancora di Aliseda, tra i migliori in campo.
Nella ripresa, l'ingresso di Marchesano ha alzato la qualità del gioco dello Zurigo, mentre i sottocenerini si sono abbassati per proteggere il risultato, scelta anche obbligata dalla grande pressione avversaria. Ma, questa volta, la retroguardia bianconera ha tenuto e, alla fine, sono arrivati i tre punti, meritati e importanti da tutti i punti di vista, come spiegavamo sopra. E, ancora una volta, una dimostrazione di crescita e di maturità di un gruppo che, nonostante le avversità dovute a qualche assenza di peso, sta dimostrando di essere una squadra.
Questo aspetto è stato proprio rivendicato dal mister a fine gara, quando gli abbiamo fatto notare che l'atteggiamento di Aliseda è stato quello di un giocatore cresciuto:  il bomber di razza che, in area, lascia il pallone al compagno dietro di lui meglio messo dimostra un altruismo quantomeno insolito. Vero, come ci ha detto Sabbatini scherzando a confronto finito, che il pallone gli stava arrivando sul piede sbagliato: però il gesto rimane, ed è tanta roba. Il Crus che, manco a dirlo, ha dato tutto il merito del recupero del giocatore allo staff, ha raccontato in conferenza stampa dei momenti difficili passati dall'argentino, confinato in Illinois nel periodo del lockdown, lontano da amicizie e famiglia, in un Paese estero. Ma, così facendo, ha dimostrato che, di chiacchiere anche di vita extracalcio, con l'attaccante ne ha fatte tante anche lui. E, probabilmente, il bomber sudamericano, nel nostro Cantone, ha trovato un po' di affinità col suo Paese: del resto, il legame tra il Ticino e il Sudamerica è un fatto oggettivo, anche dal punto di vista calcistico. Sappiamo tutti che personaggi come Alcides Edgardo Ghiggia e Roque Gastón Máspoli, due degli eroi del Maracanazo, erano di origini ticinesi (la famiglia del primo proveniva da Sonvico, quella del secondo da Caslano): mettiamoci anche il calore dello spogliatoio, un capitano originario anche lui dello stesso subcontinente, il lavoro serio e determinato del giocatore, bravo a non arrendersi alle difficoltà, ed ecco spiegato il tutto. Che, va detto, non è arrivato solo respirando l'aria ticinese, ma è frutto di un lavoro umano di spessore, da parte di tanti. E questo, oggi fa la differenza. Arrivederci a domenica prossima: e, chi potrà, venga allo stadio, perché ci sarà da divertirsi.