Gary Lineker è stato reintegrato dalla BBC a furor di
popolo. Era stato sospeso dall’emittente di stato britannica per aver paragonato
in un tweet il linguaggio utilizzato dai ministri del governo britannico per
parlare dei richiedenti asilo a quello “usato dalla Germania degli anni ’30”.
Non si tocchi la politica, era stata in sostanza la
motivazione della BBC, specialmente non si tocchi il governo, specialmente
quando si accanisce sugli stranieri più deboli. E invece il grande Lineker l’ha
messa dentro, scatenando la solidarietà dei colleghi giornalisti e della
Premier League (e di una parte consistente di opinione pubblica): niente
commenti e niente interviste per tutto il weekend.
Che la politica non debba entrare nello sport è un’ipocrisia
a senso unico: tutti i governi del mondo lo hanno usato per propagandare sé
stessi (e più liberticidi sono, più lo sfruttano), ma guai alle teste pensanti
individuali, specie se progressiste e in difesa dei diritti umani.
Antifascismo e antirazzismo sono i capisaldi dell’Europa
uscita a pezzi dalla Seconda Guerra Mondiale (il maiuscolo non è segno di
rispetto, ma di stigma, ndr). E Lineker l’ha ricordato sfruttando a fin di bene
la sua enorme popolarità, costruita su conoscenza, cultura e humour (altre tre
caratteristiche vessate dai poteri).
L’Inghilterra che si è isolata con la Brexit e ha eletto a
primo ministro Rishi Sunak - uno che ha una genealogia migratoria sterminata e che
è nato in Inghilterra solo perché qualcuno ci è arrivato prima di lui – sta
mostrando un volto efferato con i disperati in cerca di salvezza, ma che deve
il successo della Premier League all’arrivo in massa di calciatori da ogni dove
e che hanno tolto dalle caverne il britannico omone peloso del kick and run.
Per dire della geometria variabile.
Lineker, che invece è stato uno dei pochi calciatori inglesi
a distinguersi per modernità, ha dunque messo il dito nella piaga. Volevano
fargliela pagare, ma lui ha fatto gol lo stesso e metà dell’Inghilterra ha
solidarizzato con lui, festeggiando.
E lui ha ringraziato calando l’asso: “Per quanto questi
giorni siano stati difficili, non sono semplicemente comparabili con quelli di
chi deve scappare dalla propria casa per sfuggire alla guerra o a una
persecuzione.”
Gli inglesi hanno perso ancora, e stavolta non dalla
Germania, ma per mano del suo centravanti e commentatore prediletto, Gary
Winston Lineker.