CICLISMO
La creuza de mä che precipita a Sanremo
Oggi la classica Milano-Sanremo: tra fascino, tradizione e... musica
Pubblicato il 18.03.2023 09:59
di Giorgio Genetelli
Passano veloci in un mondo che rallenta, i ciclisti. Come oggi che da Abbiategrasso (Milano superata dalla provincia, poveri bauscia) andranno a San Remo. Dall’immensa pianura ai faraglioni che guardano il mare, fino alla città canterina che oltre la corrusca fissità del festival ritroverà la polvere della civiltà a due ruote e catena motrice, ma umana. Quanto pedalarono Costante e Sante, da Novi ligure ultimo avamposto di Piemonte, fino alla gloria uno (sei vittorie in questa gara), a Ventotene l’altro (trentadue anni di prigione). Quanti alberi abitò Cosimo, nella sua eterna opposizione raccontataci da Italo. Quanti bambini ticinesi un tantino spaesati accolsero le colonie marine, in un mare dilagato dalle cartoline.
È tutta una storia di ribelli e fuoriusciti, di fratelli che guardano il mondo e il mondo stavolta ti guarda, questa lingua di trecento chilometri, che a enumerarli non si riesce. Ma c’è sempre qualcuno che insorge al destino e la tenta da lontanissimo quando i dislivelli sono di tre millimetri, anche se non funziona mai, mai; qualcun altro scappa come un contrabbandiere sotto la ramina, magari appena passato il Turchino e tutto precipita nella luce del mare, Ciao more ciao. Ma è una Creuza de mä a sancire, Capo Mele o Berta, Cervo, Cipressa, Poggio. Chi resta indietro lì è un burfaldino, il lungomare Calvino andrà bene ormai solo per un bianco al tramonto e via Roma sarà una strada che non condurrà a niente, non alla vittoria, cioè. Perché a vincere è solo uno e la gloria è tutto. Agli altri gli applausi di Costante, Sante, Italo, Cosimo, Fabrizio, Luigi, Ivano, e magari anche solo Nilla Pizzi o i Jalisse, non pochissimo. A saperli cogliere.