HOCKEY
Sconfitta a mezzanotte, tra rimpianti e polemiche
I bianconeri perdono dopo 115 minuti: una formula che fa discutere
Pubblicato il 19.03.2023 10:25
di Marco Maffioletti
115’ minuti di gioco, in sostanza 2 partite intere. Questa la durata della terza sfida della serie dei quarti di finale tra Ginevra e Lugano, la seconda più lunga della storia del nostro hockey. A decidere il match è stato il gol di Pouliot, ottenuto in powerplay. Una sfida epica, terminata a mezzanotte e 33 minuti.
Il Ginevra ha tirato più del doppio del Lugano (60 tiri a 27) e in sostanza ha fatto la partita, ma i bianconeri, sorretti da un Koskinen in formato gigante, sono stati semplicemente eroici mettendo in pista un dispositivo difensivo molto efficace. In sostanza nessuna delle due squadra avrebbe meritato la sconfitta. I rimpianti sono tanti in casa ticinese, a cominciare dal rocambolesco e fortunato pareggio ottenuto da Hartikainen a 1’ dalla terza sirena. Oppure quel ferro della gabbia di Descloux colpito da Samuel Guerra nel terzo supplementare. Cadieux ha spremuto all’inverosimile i suoi migliori giocatori. La parte del leone? Ovviamente Tömmernes, schierato per quasi 53’ (!). Cifre fuori di testa. Gianinazzi invece ha dosato maggiormente l’utilizzo dei suoi uomini. Questa lunga sfida ha riacceso la discussione sulla formula ad oltranza, entrata in vigore qualche anno or sono anche qui alle nostre latitudini. Anche perché è la prima volta che una squadra ticinese è parte integrante di una sfida maratona. C’è chi dice che sia geniale e che dia maggiori emozioni, chi invece la vede come la classica “americanata”, oltretutto pericolosa per la salute dei giocatori. Entrambe le vedute ci stanno assolutamente. Specialmente a partire dal secondo overtime il ritmo e l’intensità sono calate di parecchio, è fisiologico. Per un attimo sembrava di vedere un hockey degli anni ’90. E nell’hockey i rigori sono tutto fuorché una lotteria e sono pure spettacolari. A questo vanno aggiunti in determinati luoghi i problemi dei trasporti pubblici. Perlomeno le piste sono ora tutte adeguate e hanno un comfort sufficiente per permettere agli spettatori di resistere per così tanto tempo. Vi immaginate un simile confronto nella vecchia fredda Valascia, con 3 pissoir in croce e le conseguenze vie d’accesso spesso strapiene? È innegabile che l’emozione della morte improvvisa è il succo dell’hockey e in fin dei conti partite così lunghe rappresentano l’eccezione e sono rare. “Chiedere” quindi flessibilità a giocatori, staff tecnici, arbitri, media e tifosi non è poi così fuori di testa.