Il Gargalupo apprezza i resoconti del treno, ma stavolta
rimarrà deluso perché ormai il viaggio da Locarno a Lugano è cosetta da
venticinque minuti, senza neanche le insidie briganti sul Ceneri poiché ci si
sfreccia sotto in una galleria che cancella il confine (e questo è buono, la
montagna più alta del mondo è spianata e i passaporti non servono più). Più
breve è il tragitto, più brutta è la partita, vedi a Bellinzona con contorno di
chiarimenti muscolosi tra squadra e depositari del tifo.
A Cornaredo è andata invece in (o)scena la sfida di cartello
per la corsa-Champions (che a dirla così fa un effetto), ma Lugano e Servette
se la sono fatta fuori, e anche un po’ sotto, a ciapanò, lasciando gli uni agli
altri la responsabilità di sbagliare per conto proprio. La statistica dei
passaggi falliti ammonta a 273, roba monstre, la sola di giornata. La seconda e
la terza forza (mmm) del torneo ormai si conoscono così tanto da apparentarsi e
non c’è neanche un briciolo di intimità, niente sorprese. Più che tikitaka è
stato trichitraca, con linee che si spezzano afflitte e nulla di osé.
Il divertimento (un po’ cinico), è stato lo spavento di
Hajdari quando l’arbitro ha fischiato la fine. Dopo i canonici tre sibili, il
difensore è andato dal direttore per chiedere qualcosa, forse se gli era
piaciuta la partita, è quello ha risposto con una proditoria e inedita quarta
zufolata, frantumando l’oratoria e le orecchie del giovane questuante (vedi
foto).
L’anonimo ritorno in treno è stato in linea con tutta la
giornata. Passo e chiudo.