Calcio
Battere il tempo
Per Ibrahimovic e Hodgson l'età non conta, serve la motivazione
Pubblicato il 22.03.2023 08:10
di Angelo Lungo
Battere il tempo. Essere sempre presenti. Sentirsi protagonisti. Il richiamo della platea concupisce e ammalia. Continuare e rimandare la fine della propria carriera. Poco importa l'età, un fardello sopportabile, un intralcio apparente.
Ibrahimovic e Hodgson non intendono smettere, vogliono proseguire e andare oltre, sono convinti che sono loro a decidere del proprio destino.
Zlatan Ibrahimovic.
Secondo una parte della psicologia il Sé è un processo di autorealizzazione. Quest'ultima è la tendenza degli individui che intendono esplorare al massimo le proprie potenzialità. Persone che si percepiscono come uniche e sono molto motivate. Lo svedese è sicuro di sé. Non si sente e non vuole essere uno normale. Lui si ritiene come il migliore. Avverte la pressione che mette agli avversari. Basta seguirlo e la vittoria non diventa un miraggio, ma una realtà a portata di mano. Si potrebbe parlare anche di sicumera: la sicurezza presuntuosa. Si ostenta superiorità. Si manifesta certezza. E niente timori: quelli che bloccano e che non fanno agire. Eventuali fragilità non sono ammesse e se ci sono vanno nascoste.
Ha più di 41 anni. Ma non è ancora “sazio”. Lo hanno pure convocato di nuovo in Nazionale. Sente ancora di “fare la differenza”. Chi lo dà per finito, si sbaglia. I record non li vuole perché è “vecchio”, ma perché è “lui”. Le critiche lo motivano. Non si definisce come un egocentrico, semplicemente si proclama come unico.
Roy Hodgson.
Il tecnico è di nuovo in panchina, i 75 anni sono un dettaglio. In Premier è l'allenatore più anziano di sempre. Sostituisce il giovane e rampante Patrick Vieira. Il Crystal Palace gli ha chiesto disperatamente aiuto e lo ha messo sotto contratto sino a fine stagione. Si tratta di un ritorno, il nostro aveva già diretto il club londinese dal 2017 al 2021. Il momento è delicato, è necessario il riscatto, la permanenza in Premier è fondamentale. Serviva un uomo di esperienza.
In questo caso è l'eterno ritorno. L'addio non è un principio ordinatore. Non era definitivo. C'è il ripensamento. La speranza che era dispersa, ora riappare.
Ibra e Hodgson non accettano che il tempo vada via e come cantano i Pink Floyd: “Ho pensato che avrei qualcosa di più da dire”.