CALCIO
"Il Bellinzona si salverà sicuramente"
Parola di Kubilay Türkyilmaz, fiducioso nonostante il momento delicato
Pubblicato il 23.03.2023 09:49
di Enrico Lafranchi
“Il Bellinzona lo sento un po’ mio” – ci aveva detto ancora ultimamente Stefano Maccoppi. Martedì la squadra è però andata in ritiro a Veronello senza di lui. È normale? In gennaio il tecnico di Piacenza aveva preso in mano una squadra che non aveva fatto male ma che fisicamente e mentalmente era in grave difficoltà. La preparazione durante la pausa (ultima partita a fine novembre, la prima del girone di ritorno a fine gennaio) è stata molto riduttiva (una sola amichevole). Maccoppi ha cercato di mettere insieme i cocci di una squadra allo sbando già nelle ultime gare dell’andata sia a livello di risultati (1 solo punto in quattro partite) che di condizione atletica. Non ci è riuscito per una semplice ragione: non ne ha avuto il tempo! Cinque giorni dopo avere iniziato gli allenamenti ha diretto i granata per la prima volta dalla panchina con l’Yverdon.
Risultato ad oggi? Otto partite, 2 punti. La forma non è arrivata, la squadra non si è fatta trovare pronta. Colpa soltanto sua? È vero che il mister questa squadra non è stato in grado di farla rinascere. Ma siamo sicuri che i giocatori siano riusciti a calarsi tutti nella dura realtà di una Challenge League che non è mai stata tanto agguerrita? Sembrerebbe di no. Adesso la proprietà sta concentrandosi su quello che bisogna fare. L’emergenza non è affatto terminata, i punti dilapidati sono tanti, troppi. Il vantaggio sull’ultima in classifica si sta sciogliendo come neve al sole.
Cosa sta succedendo in casa ACB se lo sta chiedendo anche Kubilay Türkyilmaz. Sì proprio Kubi che ha sempre avuto una grande attrazione per la maglia granata (l’ha indossata ancora a 47 anni in Seconda Lega!) e che in più occasioni ha avuto modo di mostrare un affetto grandissimo verso la società che tanto ama. Noi siamo convinti che l’ex bomber lanciato al Comunale da Peter Pazmandy avrebbe potuto insegnare a questa “squadra senz’anima” le ‘idee’ che ha imparato dai ‘big’ della panchina in anni di brillante attività in Svizzera, Italia e Turchia. Cose che rimangono nella vita di un calciatore che oltretutto oggi conserva intatto l’entusiasmo di quando giocava.
Tagliamo corto Kubi. Un punto guadagnato o due persi quelli di domenica? 
“Senza dubbio un punto guadagnato. In questo momento di difficoltà è positivo che lo Xamax sia rimasto indietro di 7 punti. Alla fine siamo stati anche un po’ fortunati con quel palo…”.
La squadra non gira come dovrebbe: si è parlato di mentale, di condizione fisica carente, eccetera. Tu come la vedi? 
“I motivi sono tanti. Tutti questi cambi di allenatori, giocatori che arrivano e che vanno… Non si riesce ancora a fare una squadra solida, una squadra che sa quello che deve fare. Da quanto ho visto domenica è una squadra che non ha identità. I ragazzi hanno timore, non riescono ad esprimersi pur essendo degli ottimi giocatori. Ad esprimersi si riesce quando hai una solidità, una continuità. Il Bellinzona purtroppo non le ha”.
La rosa è stata allungata in continuazione, il problema sta alla base? 
“So che nel calcio ci vuole pazienza e continuità, occorre aspettare i giocatori al momento giusto. Sono le generazioni che fanno avere i grandi successi. Mi auguro che si trovi il più presto possibile quella serenità che permetta di poter già cominciare a pensare al domani. Ho sentito che Pablo vuole rimanere, questo mi fa molto piacere. Bisogna partire da qui e analizzare tutto quello che c’è da fare in modo da affrontare alla grande la prossima stagione”.
Non è meglio concentrarsi sul presente?
“Ma no, il Bellinzona ha i giocatori in grado di conquistare i punti che gli servono, è giusto che si lavori già da oggi per l’immediato futuro”.
Nella ‘legge’ del calcio, ne saprai più di me, sta scritto che a pagare è sempre l’allenatore…
“Io dico sempre che l’allenatore incide al 20 per cento se è un buon psicologo e se riesce a creare un bell’ambiente in squadra. Tutto il resto lo fanno i giocatori, lo dico per esperienza. Non sono stato allenatore però ho vissuto tanti spogliatoi, ho sempre visto che la differenza alla fine la fanno i giocatori. Non ci riescono? Bisognerebbe capire come mai. Non vivo la squadra, tantomeno lo spogliatoio, si sentono dire tante cose in giro… Tutto questo viavai di giocatori, di allenatori che vanno e vengono mi lascia perplesso”.
Detto in tutta chiarezza?
“Non c’è quella serenità, quella tranquillità che possa far sì che i ragazzi giochino come sanno giocare. Sono timorosi, non si divertono”.
È la paura a farla da padrone?
“Sì, la paura. Si era partiti con un’ambizione importante ma non si è arrivati a centrare l’obiettivo. I ragazzi si sono venuti a trovare in una fase che non si aspettavano. Ne conosco parecchi, probabilmente non riescono più a esprimersi. Ho vissuto anch’io un momento simile quando ero al Bologna (di Radice, Sonetti, Bersellini): avevamo una squadra fortissima che però sul campo non riusciva a realizzarsi. Lo ripeto, Berardi e compagni devono trovare tranquillità, sicurezza nei loro mezzi!”.
Mettere da parte Maccoppi è sbagliato? 
“Non parlerei di Stefano, ma più in generale. È stato detto anche da Bentancur che ha fatto degli errori, va bene che lo dica lui. Però da questi errori bisogna imparare e capire che cosa si vuole fare".
Sto parlando con un Kubi ottimista?
“Certamente, sono ottimista di natura…”.
Anche nel caso specifico? 
“Sette punti sullo Xamax sono pochi ma anche tanti. Naturalmente devi vincere delle partite, ne mancano ancora dieci… Spero che il ritiro a Veronello possa portare qualcosa di buono!”.
Non ti è mai stato chiesto un parere, un consiglio da ex e da grande esperto di calcio quale sei tu?
“In modo ufficiale no”.