CALCIO: SUPER LEAGUE
Antonio e i mulini a vento
Il suo Zurigo ha perso lo stesso, troppo forte il Lucerna
Pubblicato il 05.03.2021 14:16
di Giorgio Genetelli
C’è un ragazzo, per dirla alla Morandi, che come me giocava al calcio. Ma meglio, e soprattutto lo fa ancora. Si chiama Antonio, è un emigrante al quadrato, e anche se lui è nato a Bellinzona i suoi erano arrivati dall’Italia in cerca di un mondo migliore. Antonio, già grandicello, ha poi lasciato Bellinzona e la sua squadra andata in frantumi e adesso gioca a Zurigo. Ormai è un uomo e lo dimostra ogni maledetta domenica virale mettendo dentro gol, dieci quest’anno, e regalando passaggi dorati, quattro. Anche in una sera complicata come quella di giovedì, quando la sua squadra faticava a superare la metà campo, ha segnato la rete della speranza a una decina di minuti dalla fine. Gioiello nel fango: il suo Zurigo ha perso lo stesso, troppo forte il Lucerna. Però Antonio si è battuto su ogni pallone, difendendo e sporcandosi la maglia come un gregario qualunque. Si è preso anche un cartellino giallo nel tentativo di recuperare in scivolata un pallone buttato alle ortiche da un compagno. Si è sbracciato come un vigile per suggerire smarcamenti e impegno. Ha perfino imprecato in italiano, dentro un mondo tutto teutonico. Lui, che è piccolo di statura e pure magrolino, sembrava un gigante nella tempesta.
Nella foto a corredo si vede lo stadio, il mitologico Letzigrund che ha perfino surclassato il Panathinaikos nelle gare antiche di atletica, ma ora no, sembra uno scheletro biancheggiante al sole di questo deserto. Uno stadio con molte luci a illuminarne il vuoto e l’eco dei passi confinati fuori, con i pochi tifosi arrampicati su casse di birra e che guardano dentro, oltre la staccionata in ferro, per sentirsi meno soli e magari per dire ai giocatori che qualcuno c’è ancora, oltre il buio e la siepe. Luci sfarzose come per un delirio di passioni e popolo, luci quasi inutili. Che poi la vera luce della piovosa serata zurighese è stato proprio Antonio. Lui è sembrato battersi contro i mulini a vento, come il Chisciotte, e contro avversario più grandi e più robusti, senza riuscire a sconfiggerli ma andandoci vicino, tutto solo e indomito. Come fa sempre, del resto.