Il
ciclismo ha ormai raggiunto una popolarità planetaria. Sta vivendo
un grande momento. Ma rimane una disciplina su cui aleggiano tanti
sospetti. E il passato riemerge a ondate. Si parla dell'uso di
sostanze illecite: il doping.
Johan
Museeuw è stato uno dei grandi
del ciclismo belga. La sua carriera è durata ben 17 stagioni. Il suo
albo d'oro ne fa uno dei corridori più vincenti nel periodo fine
anni Novanta inizio nuovo secolo. Tra i suoi successi: Campionato del
mondo su strada a Lugano nel 1996; tre Parigi-Roubaix; tre Giri delle
Fiandre.
Museeuw
fu coinvolto in un'indagine giudiziaria e subì una condanna di 10
mesi. Nel 2007 confessò pubblicamente di aver fatto uso di sostanze
dopanti nella stagione 2003, la sua penultima.
Ha
rilasciato, recentemente, un'intervista al periodico “Humo”.
Dopo
la sua confessione: “Nelle
ore successive ero nella mia automobile, parcheggiata di fianco a un
canale e mi dicevo 'Ne ho abbastanza, ora mi butto'. Una voce dentro
di me però mi diceva di non farlo e le ho dato retta”.
Continua:
“Quello rimane il capitolo più duro della mia vita. Una volta
confessato, mi sono sentito sul fondo della buca. Ero disorientato,
ma quello era il prezzo da pagare. Non potevo più nascondere quei
segreti. Sono stato il primo della mia generazione a parlare”.
Aggiunge:
“Anche nei momenti più difficili è stata comunque la bicicletta a
salvarmi. Mi sono sentito solo e depresso. Per quattro anni sono
andato alla ricerca di me stesso. Ora ne sono venuto fuori, e mi
sento più forte”.
La
provocazione: “Questo sport
deve smetterla di guardare al passato. Inoltre, Armstrong non è più
il benvenuto al Tour de France mentre Virenque è ancora nell'albo
d'oro con i suoi podi. Qual
è la differenza fra i due”.