Il
calcio italiano vive di una normalità che segnala una decadenza
inarrestabile. Non ci sono grandi personaggi: siano essi allenatori,
siano essi calciatori.
Le
istituzioni hanno un programma semplice: rimanere nell'ombra, tacere
per non disturbare, gestire la crisi senza prendere decisioni. Nulla
si può contro un'emergenza continua. Sullo
sfondo il caso scottante che vede coinvolta la Juventus. La
speranza si trova nelle parole di Eduardo De Filippo: “Adda passà
'a nuttata”, l'opera era “Napoli milionaria”.
Roberto
Mancini, consapevole di questi scenari, si erge protagonista
assoluto, senza avversari e con una stampa amica e poco ostile. È
certo delle sue scelte e si sente saldo sulla panchina, dopo di lui il
nulla, non ci sono alternative. Ha compreso che i suoi dirigenti sono
capitani pavidi. Tutti
lo pensano, nessuno osa dirlo: la vittoria dell'Europeo è stata un
caso. Il
nostro non manca di fantasia e agisce.
Sostiene
che in Italia non ci siano grandi talenti, e in fondo come dargli
torto, pertanto è: caccia all'oriundo. Si
è scoperto che in Federazione c'è chi lavora ogni santo giorno per
scovare profili interessanti. Il
tecnico non ha dubbi, così fan tutti: il Belgio, la Francia, la
Germania, l'Inghilterra e soprattutto la Svizzera che ne conta nella
sua squadra a iosa. Eppure
nel 2015, allenava l'Inter, quando Conte, che era il commissario
tecnico, chiamò Vazquez ed Eder, disse: “La Nazionale italiana
deve essere italiana”.
Aggiungendo:
“Non merita di giocare in azzurro chi non è nato in Italia, anche
se ha dei parenti”.
Certo
i tempi cambiano e pure le opinioni. E
poi il tema straniero in Italia è controverso. Mateo
Retegui è il nuovo centravanti della Nazionale italiana di calcio. È
nato in Argentina da dove non si è mai mosso. Aveva un nonno
italiano. È in Italia ha trascorso solo qualche giorno. L'italiano
non lo parla e ne capisce solo alcune parole.
Sirine
Chaarabi vive in Italia da quando aveva 18 mesi. È nata in Tunisia.
Tira di boxe, parla italiano con un pronunciato accento casertano. Ha
dovuto attendere i 21 anni per richiedere la cittadinanza. È forte e
potrebbe ottenere medaglie ai Mondiali e alle Olimpiadi. Ha
frequentato regolarmente le scuole. È
lo ius sanguinis e lo ius soli.
È
il sangue al di sopra di tutto, il sommo legame.
Ma
che cosa definisce il diritto di cittadinanza?
Non
basta la lingua, il luogo in cui si cresce, la scuola che si
frequenta?
In
fondo si tratta della cultura.
Meditate
gente, meditate.