Calcio
Oriundi d'Italia
In Serie A mancano i talenti, Mancini si rivolge altrove
Pubblicato il 30.03.2023 07:42
di Angelo Lungo
Il calcio italiano vive di una normalità che segnala una decadenza inarrestabile. Non ci sono grandi personaggi: siano essi allenatori, siano essi calciatori. Le istituzioni hanno un programma semplice: rimanere nell'ombra, tacere per non disturbare, gestire la crisi senza prendere decisioni. Nulla si può contro un'emergenza continua. Sullo sfondo il caso scottante che vede coinvolta la Juventus. La speranza si trova nelle parole di Eduardo De Filippo: “Adda passà 'a nuttata”, l'opera era “Napoli milionaria”.
Roberto Mancini, consapevole di questi scenari, si erge protagonista assoluto, senza avversari e con una stampa amica e poco ostile. È certo delle sue scelte e si sente saldo sulla panchina, dopo di lui il nulla, non ci sono alternative. Ha compreso che i suoi dirigenti sono capitani pavidi. Tutti lo pensano, nessuno osa dirlo: la vittoria dell'Europeo è stata un caso. Il nostro non manca di fantasia e agisce. Sostiene che in Italia non ci siano grandi talenti, e in fondo come dargli torto, pertanto è: caccia all'oriundo.  Si è scoperto che in Federazione c'è chi lavora ogni santo giorno per scovare profili interessanti. Il tecnico non ha dubbi, così fan tutti: il Belgio, la Francia, la Germania, l'Inghilterra e soprattutto la Svizzera che ne conta nella sua squadra a iosa. Eppure nel 2015, allenava l'Inter, quando Conte, che era il commissario tecnico, chiamò Vazquez ed Eder, disse: “La Nazionale italiana deve essere italiana”. Aggiungendo: “Non merita di giocare in azzurro chi non è nato in Italia, anche se ha dei parenti”.
Certo i tempi cambiano e pure le opinioni. E poi il tema straniero in Italia è controverso. Mateo Retegui è il nuovo centravanti della Nazionale italiana di calcio. È nato in Argentina da dove non si è mai mosso. Aveva un nonno italiano. È in Italia ha trascorso solo qualche giorno. L'italiano non lo parla e ne capisce solo alcune parole. Sirine Chaarabi vive in Italia da quando aveva 18 mesi. È nata in Tunisia. Tira di boxe, parla italiano con un pronunciato accento casertano. Ha dovuto attendere i 21 anni per richiedere la cittadinanza. È forte e potrebbe ottenere medaglie ai Mondiali e alle Olimpiadi. Ha frequentato regolarmente le scuole.  È lo ius sanguinis e lo ius soli. È il sangue al di sopra di tutto, il sommo legame.  Ma che cosa definisce il diritto di cittadinanza? Non basta la lingua, il luogo in cui si cresce, la scuola che si frequenta? In fondo si tratta della cultura.
Meditate gente, meditate.