CALCIO
Squadra diversa, "solita" finale
Dopo la mezza rivoluzione estiva il Lugano centra ancora una volta un grande traguardo
Pubblicato il 06.04.2023 07:57
di Silvano Pulga
Il calcio dà, il calcio toglie. Domenica aveva tolto al Lugano a Zurigo, e dato qualcosa al Servette in casa contro lo Young Boys: a Ginevra, in Coppa svizzera, questa volta il calcio ha premiato invece i ticinesi. Giusto? Forse i ginevrini avevano fatto meglio nel primo tempo, pur uscendo in svantaggio. Però, nella ripresa, i bianconeri si sono fatti preferire, andando vicinissimi al terzo gol in più di un’occasione nei primi 15’. Il Servette, che pure ha giocato una buona partita, ha dimostrato i suoi limiti nei sedici metri avversari; e, forse, questa cosa ha fatto sì che il Lugano si abbassasse e, un pochino, si snaturasse, così da subire il pareggio dei padroni di casa all’ultimo respiro. Il resto è entrato nella storia, come lo scorso anno: supplementari, con un grandissimo intervento di Osigwe a salvare il risultato, e rigori. Tutti trasformati quelli dei ticinesi (anche da Bottani, ritornato sul dischetto dopo l’errore nella finale di Zurigo del 2016), e tiro fuori bersaglio, invece, di Mbabu, che ha così coronato una prova ampiamente al di sotto delle prestazioni che lo avevano spinto sino alla Premier League. 
Va detto: non è stata una partita bellissima, anche se le emozioni non sono mancate. Il Lugano, nella prima frazione, ha corso di meno rispetto agli avversari, i quali arrivavano spessissimo per primi su rimpalli e seconde palle. Allla vigilia ce lo si aspettava anche, ma non in questo modo. I bianconeri hanno sofferto anziché controllare, come ci si auspicava prima della sfida, e il Servette è così passato meritatamente in vantaggio con Kutesa al 22’. L’undici di Mattia Croci Torti si è trovato in difficoltà, con Alan Arigoni troppo solo a confrontarsi sulla fascia di competenza, senza essere supportato a sufficienza da Renato Steffen, apparso ancora una volta in ombra. Qua però il Lugano ha tirato fuori dal cilindro Ignacio Aliseda: l’attaccante argentino, di nuovo dimostratosi in grande forma, ha prima riequilibrato le sorti dell’incontro al 31’ con un bel diagonale su suggerimento di Doumbia (e con la complicità del portiere avversario, che non ha chiuso bene lo specchio della porta, e di Mbabu, che ha sbagliato il movimento che avrebbe dovuto mettere in fuorigioco l’attaccante bianconero), per poi trovare, al 40’, grazie a uno spunto personale con il quale ha incenerito lo stesso Mbabu, il gol del vantaggio. 
Punizione forse eccessiva per il Servette il quale, come scrivevamo, si era fatto preferire: ma il calcio dà, e il calcio toglie, come diceva Fabio Celestini. Tuttavia, i suscettibili dei della Pedata hanno punito, nella ripresa, l’atteggiamento rinunciatario dei detentori della Coppa, capaci di incassare, nel finale, tre cartellini gialli per perdita di tempo, anziché provare a mantenere palla: pareggio del subentrato Crivelli in pieno recupero, con qualche protesta dei ticinesi per un presunto gioco pericoloso su Daprelà in precedenza, e tutto da rifare. 
Qua, però, è uscito il carattere dei sottocenerini e, soprattutto, del suo allenatore, che ha tenuto in mano la squadra prima e durante i supplementari: il momento era difficile e, forse, molto ha fatto l’esperienza dello scorso anno, dove era accaduto, come ricordiamo, un episodio del genere, e che tanti dei giocatori in campo avevano vissuto. Aggiungiamoci, anche, che il Servette non è stato capace di sfruttare lo slancio psicologico derivante dall’aver raddrizzato la situazione in quel modo, e la spinta del pubblico di casa. 
I rigori sono stati il capolavoro del Lugano: 5 tiri, 5 centri, 5 esecuzioni magistrali (forse Bottani ha rischiato qualcosa in più, ma la conclusione è stata talmente violenta da vanificare il volo di Frick). Il Lugano è così in finale, per il secondo anno consecutivo. Certo, lo Young Boys, l'altra sera, ha impressionato; ma, in fondo, faceva paura anche lo scorso autunno, a Cornaredo, e sappiamo come finì. Ma è presto per parlarne: mancano due mesi, c’è ancora il campionato, con il San Gallo che lunedì di Pasquetta si presenterà in riva al Ceresio. Ora è il momento di festeggiare: lo merita la squadra, lo meritano il Crus e tutto lo staff. Non era facile ritornare a Berna: avercela fatta, con un nuovo gruppo, dopo aver perso tanti pezzi, non era per niente scontato, decisamente. Ed è giusto, stasera, darne conto. Non è la prima volta che accade nella storia del club: ma è anche vero che quei protagonisti sono entrati nei libri rievocativi. Insomma, di questa serata se ne parlerà ancora tra qualche anno: bello, per tutti noi, averla vissuta. Appuntamento al 4 giugno, quindi.