Calcio
La sostenibile grandezza di Ancelotti
Per l'italiano le grandi partite non hanno segreti
Pubblicato il 06.04.2023 06:58
di Angelo Lungo
La stampa spagnola, sponda Madrid, sostiene che Carlo Ancelotti si è ripetuto. Nell'aprile del 2014, quando aveva 54 anni, aveva già vinto numerosi trofei, diede una sonora lezione a Pep Guardiola. Si giocava la Champions e il Real, fuori casa, si impose contro il Bayern per 4 a 0. Altro mese di aprile e, sono trascorsi ben 9 anni, lo sconfitto di turno è l'allievo prediletto di Guardiola: Xavi Hernandez. Di nuovo 4 a 0 fuori casa, il Barcellona è estromesso dalla Coppa nazionale e subisce la peggiore sconfitta stagionale. In entrambe le gare c'era Karim Benzema, il francese ieri sera è stato un autentico protagonista: ha segnato una tripletta.
Carlo Ancelotti è uno dei più grandi allenatori al mondo, considerato come un mito in panchina. È il tecnico delle 4 Champions e può annoverare nella sua bacheca i 5 titoli dei principali campionati europei. Flemmatico e impassibile la sua è una storia di un apparente normale che oltrepassa l'ordinario e diventa unico. È un iconoclasta silenzioso, poiché non compie rivoluzioni ma evoluzioni. La sua forza è la versatilità, non si adatta ai tempi, li studia, li analizza e li smonta. D'altra parte Ralph Waldo Emerson lo ha scritto: “Una stupida coerenza è l'ossessione di piccole menti. Con la coerenza una grande anima non ha, semplicemente, a che fare”.
L'italiano ha uno stile impeccabile, padroneggia le situazioni complicate, si pone come un atarassico. Per cercare di capire se è arrabbiato bisogna scomodare il linguaggio non verbale, Gianni Mura notava che quando era arrabbiato inarcava il sopracciglio destro. È ritenuto il mister della Champions. Il maestro della competizione fluida e aleatoria. Dove, quando si arriva a certi livelli, la differenza la fanno i dettagli e la capacità di restare freddi. Non è né un conservatore né un innovatore. La sua filosofia è chiara: non si focalizza su un sistema di gioco, non è un integralista, ma adotta un sistema modellato sulle caratteristiche dei giocatori. La causalità non lo destabilizza, la neutralizza e poi procede spedito. Il trucco non è complicato: le partite vanno indirizzate, seguendo lo spirito che aleggia su di esse, ma si deve essere capaci di sentire.