La
stampa spagnola, sponda Madrid, sostiene che Carlo Ancelotti si è
ripetuto. Nell'aprile del 2014, quando aveva 54 anni, aveva già
vinto numerosi trofei, diede una sonora lezione a Pep Guardiola. Si
giocava la Champions e il Real, fuori casa, si impose contro il
Bayern per 4 a 0. Altro mese di aprile e, sono trascorsi ben 9 anni,
lo sconfitto di turno è l'allievo prediletto di Guardiola: Xavi
Hernandez. Di nuovo 4 a 0 fuori casa, il Barcellona è estromesso
dalla Coppa nazionale e subisce la peggiore sconfitta stagionale. In
entrambe le gare c'era Karim Benzema, il francese ieri sera è stato
un autentico protagonista: ha segnato una tripletta.
Carlo
Ancelotti è uno dei più grandi allenatori al mondo, considerato
come un mito in panchina. È il tecnico delle 4 Champions e può
annoverare nella sua bacheca i 5 titoli dei principali campionati
europei. Flemmatico
e impassibile la sua è una storia di un apparente normale che oltrepassa l'ordinario e diventa unico. È un iconoclasta silenzioso,
poiché non compie rivoluzioni ma evoluzioni. La sua forza è la
versatilità, non si adatta ai tempi, li studia, li analizza e li
smonta. D'altra parte Ralph Waldo Emerson lo ha scritto: “Una
stupida coerenza è l'ossessione di piccole menti. Con la coerenza
una grande anima non ha, semplicemente, a che fare”.
L'italiano
ha uno stile impeccabile, padroneggia le situazioni complicate, si
pone come un atarassico. Per cercare di capire se è arrabbiato
bisogna scomodare il linguaggio non verbale, Gianni Mura notava che quando era arrabbiato inarcava il sopracciglio destro. È
ritenuto il mister della Champions. Il maestro della competizione
fluida e aleatoria. Dove, quando si arriva a certi livelli, la
differenza la fanno i dettagli e la capacità di restare freddi. Non
è né un conservatore né un innovatore. La sua filosofia è chiara:
non si focalizza su un sistema di gioco, non è un integralista, ma
adotta un sistema modellato sulle caratteristiche dei giocatori. La
causalità non lo destabilizza, la neutralizza e poi procede spedito. Il
trucco non è complicato: le partite vanno indirizzate, seguendo lo
spirito che aleggia su di esse, ma si deve essere capaci di sentire.