OFFSIDE
Sfeffen non è un leader ma lasciamolo tranquillo
Perché tutto questo accanimento nei confronti dell'attaccante del Lugano?
Pubblicato il 07.04.2023 07:52
di L.S.
Cosa sta succedendo a Renato Steffen? Perché a Lugano non rende? Dopo i tre gol realizzati in Nazionale contro la Bielorussia si pensava che l’attaccante riuscisse a ripetersi anche con i colori bianconeri addosso.
Sia contro il Grasshoppers in campionato che in Coppa contro il Servette (a parte la bella giocata per il secondo gol di Aliseda) di Steffen non c’è stata traccia.
Abulico, poco collaborativo quando c’era da difendere e maledettamente pasticcione con il pallone tra i piedi. Per non parlare del clamoroso gol fallito a inizio ripresa che avrebbe probabilmente chiuso anzitempo la partita. Sì, una delusione. Da lui ci si aspettava di più in termini squisitamente tecnici. Insomma, qualche gol e qualche giocata illuminante in più. Fin qui l’aspetto, appunto tecnico.
Poi c’è il discorso legato alla presunta leadership che il giocatore avrebbe dovuto portare a Lugano, grazie soprattutto alla sua enorme esperienza maturata in Bundesliga.
Dopo qualche mese crediamo che tutti abbiano capito che Steffen non è quel leader carismatico che il club forse si aspettava. I problemi avuti con lo spogliatoio, sfociati con quell’intervista al Cdt di qualche tempo fa, ne spiegavano compiutamente le difficoltà.
E fin qui va bene. Prendersela però con il giocatore perché incapace di ricoprire questo suo ruolo di trascinatore non serve a granché e semmai complica ulteriormente l’ambientamento di un uomo di 31 anni che forse nasconde delle fragilità che nessuno, da queste parti, conosceva.
Arrivare a criticare la sua uscita dal campo, a testa bassa e senza proferire parola, contro il Servette, rischia di diventare uno sterile e inutile esercizio di accanimento.
Ci sta che un giocatore, deluso per la sua prestazione e ovviamente arrabbiato per la sostituzione, esca con il morale sotto i tacchi. Difficile pensare che si accomodi in panchina con il sorriso sulle labbra e inizi a soffiare la vuvuzela per sostenere i compagni.
È vero, c’è anche chi lo fa (lo stesso Steffen, ad esempio, alla sua prima partita con la maglia del Lugano), ma c’è anche chi (e sono tanti) che non ci riescono.
Questione di carattere e di mentalità, certo, ma inutile farne una colpa al giocatore o farlo sentire inadatto. Steffen è questo, prendere o lasciare. E soltanto quando si capirà che non dev’essere lui a ricoprire questo ruolo e che tutte queste aspettative sono soltanto un pesante fardello emotivo, allora forse rivedremo quel giocatore che ci aspettavamo di ammirare.