CALCIO
La forza di un gruppo che ama stupire
La seconda finale in due anni per una società che non ha mai fatto grandi proclami
Pubblicato il 07.04.2023 08:50
di L.S.
Si va ancora a Berna, con il cuore gonfio di orgoglio e le gambe forse un po’ stanche per una serata che rimarrà nella storia di questo club.
Il Lugano ce l’ha fatta, contro ogni pronostico. È una vera impresa, giusto ribadirlo.
Non tanto la vittoria di mercoledì a Ginevra, difficile ma non impossibile, ma il capolavoro di questa finale-bis. Alzi la mano chi avrebbe mai pensato che la squadra di Croci-Torti sarebbe stata capace di ripresentarsi in una finale di Coppa.
Sembrava si fosse chiuso un ciclo lo scorso anno. L’addio di Maric, Custodio, Lavanchy e Lovric, giocatori che avevano segnato un’epoca, doveva rappresentare un nuovo punto di partenza. Una ricostruzione in piena regola, con tutte le incognite del caso.
Chissà quando sarebbe tornato a vincere qualcosa il Lugano, ci si domandava.
Sì, perché se da una parte la proprietà è ricca e con le idee in chiaro, è sembrato evidente che il progetto che nasce negli Stati Uniti vuol avere basi solide e senza l’affanno della pressione di dover vincere a tutti i costi.
Premesse rassicuranti che spesso però cozzano contro le vittorie a breve termine.
E qui entra in gioco la mentalità di un gruppo che aborre il termine pazienza e lo sostituisce con il concetto dell’impazienza, della voglia di vincere ora e subito.
Perché la vita è adesso, non tra tre anni quando ci sarà lo stadio o quando questi giocatori saranno definitivamente maturi. No, si vince quando c’è la possibilità, quando ti rendi conto di avere uno spiraglio e ti ci infili con tutta la determinazione del mondo.
Per riuscirci c’è bisogno di un leader affamato, un allenatore che si senta ancora giocatore, un maniaco della preparazione ma anche un insospettabile psicologo. Un 40.enne che riassume nelle due finali di Coppa, ma non solo, la sua grandezza.
Un fanatico della panchina, uno che trasforma ogni partita in una sfida con gli avversari ma anche con se stesso, che stupisce e ama stupirsi. Uno dal cuore d’oro, che ha parole tenere per il suo omologo ginevrino, molto più “vecchio” di lui, dopo la sconfitta.
Atteggiamenti che toccano l’animo, festeggiamenti che sconfinano nella gioia più grande senza mai offendere. Come un vero campione sa fare. Un autentico uomo di sport.
Bravo lui e brava la società a puntare su questo cavallo di razza. Tutti assieme, tutti uniti, come il messaggio motivazionale del Crus negli spogliatoi prima della semifinale: “Stiamo assieme, stiamo uniti e aiutiamoci, qualsiasi cosa accada”.
Parole che affondano nel cuore e che risvegliano emozioni capaci di condurre a grandi imprese.