Senza il Covid
non ci sarebbe mai stata una serata così a Lugano.
Alla Corner Arena
il derby, dall’altra parte della strada, Lugano-Losanna.
Due eventi che
sulla carta, se ce ne fosse stata la possibilità, avrebbero potuto convogliare
nei due impianti luganesi 12 mila spettatori.
Ovviamente, senza
il Covid, non sarebbe mai successo in contemporanea. Per una ovvia questione di
sicurezza.
Stasera i tifosi
delle nostre tre massime società del cantone (in questo momento giocano tutte e
tre nella massima serie) dovranno guardarsi le partite in televisione.
Peccato per la
contemporaneità che ci obbligherà a scegliere o fare “zapping”. Un’altra beffa,
come se non bastasse questo anno disgraziato per le nostre vite e il nostro
amato sport.
È vero che le
partite, senza pubblico, non valgono quelle di un tempo?
I giocatori
spergiurano che il livello non si è abbassato e che sul campo (o in pista) si
giocano le partite di sempre.
Da casa, la
percezione è che qualcosa sia cambiato, che a volte manchi la giusta intensità
o che il ritmo non sia più quello di una volta.
Difficile dire
chi abbia torto.
I giocatori, che dopo
un anno si sono ormai abituati e non avvertono la differenza?
O noi
tifosi/telespettatori, che dopo un anno, avvertiamo ancora la nostalgia del
boato della gente e dell’adrenalina che inevitabilmente si riversa sui
protagonisti?
In questo momento
di emergenza, è meglio non fare troppo gli schizzinosi e ringraziare le società,
i dirigenti e i giocatori, che tra mille difficoltà, mandano avanti questi
carrozzoni costosi e apparentemente ingestibili in questo periodo di tormenta sanitaria
e economica.
Guardando la TV,
stasera vivremo un paio d’ore di spensieratezza. E di questi tempi non è poca cosa.
Perciò al diavolo la contemporaneità. E... grazie.