IL LUGANOLOGO
Pavelich, un angelo con i pattini
Scomparso l'ex giocatore del Lugano: in Ticino rimase una sola stagione ma fu indimenticabile
Pubblicato il 06.03.2021 17:05
di Doriano Baserga
E’ una di quelle notizie che non t’aspetti. Mark Pavelich è morto prematuramente a 63 anni in Minnesota. Gli ultimi anni della sua vita non devono essere stati facili: sette anni fa la morte della moglie, poi una malattia alla testa che ne stava complicando l'esistenza.
Dopo aver vinto l’oro olimpico nel 1980, Geo Mantegazza lo portò a Lugano, stupendo tutti gli appassionati di hockey.
Con la maglia del Lugano ha giocato 40 partite, deliziandoci con 24 gol e ben 49 assist. Era impressionate vederlo giocare e ancor più con la maglia del Lugano. Ricordo di averlo visto spaesato alla sua prima conferenza stampa di presentazione. Tutti a chiedersi come mai uno come lui era finito a giocare in Ticino. E magari lui a chiedersi: "Ma io che ci faccio qui"?
Timido, riservato e solitario, amava andare a pesca nei fiumi del nostro Ticino. Non entrò mai in empatia con la nostra realtà, tanto da rimanere una sola stagione. Rientrò in America per giocare a New York con i Rangers giocando 364 partite con 140 reti e 202 assit. Poi indossò anche le maglie di Minnesota, Zurigo e Bolzano, dove vinse il titolo nel 1987/88.  Chiuse la sua carriera nel 1992 a 34 anni.
Quella stagione in bianconero bastò, per chi ha visto come me tanti giocatori stranieri passare sulle Rive del Ceresio, per capire che Mark Pavelich fu uno dei più grandi mai visti giocare in Svizzera. Piccoletto, alto solo 1.70, vederlo giocare era un piacere assoluto. Aveva un pattinaggio raffinato, le sue  imprevedibili discese verso la porta avversaria erano reti quasi sicuri.
Il rammarico è che un giocatore simile sia rimasto pochissimo da noi, quasi  una meteora. Era troppo forte per restare nel nostro campionato, lui era un angelo con i pattini e come tale ha voluto lasciare questo mondo volando via ancora giovane, verso il suo mondo dove ritrovare se stesso lontano dalla gloria. Se né andato in punta di piedi, senza clamore. Esattamente come piaceva a lui.
Mi sento un fortunato averlo incontrato, parlato con lui e aver visto quelle gesta dal vivo con la maglia del Lugano che ha onorato e portato con onore. Resterà per sempre nel mio cuore.