CALCIO
L’ubiquità non esiste, per fortuna
Intanto i Leoni sono tornati a miagolare all’ultimo posto in graduatoria
Pubblicato il 11.04.2023 08:18
di Giorgio Genetelli
Nemmeno il tempo per cercare gli ovetti di Pasqua che già bisogna ripartire, stipati su treni di turisti felici con bastoncini aguzzi e zaini da trekking tra Via Nassa e Piazza Grande. Mentre tutti si abbuffano, noi lavoriamo, è quasi una missione per riuscire a portare nelle case il divertimento e lo sport ai sedentari e alle parificate sedentarie. C’è perfino, alla postazione swiss take-away della stazione di Zurigo, un simil-Gargantini che a un primo sguardo ci ha fatto sorgere la certezza dell’ubiquità, ma poi non era lui, okay, sospiro di sollievo.
Il Gargantini unico e vero l’abbiamo solo sentito in diretta radiofonica da Cornaredo mentre si aspettava con trepidazione l’apertura della griglia e il pasto nudo e cotto dei pendolari di tutto il mondo: il Wintiwürst. Nell’attesa, abbiamo dovuto parlare in dialetto della ferrovia a un barista che lo ha richiesto anche se non capisce nulla, ma gli piacciono le ü e le ö (a “incöö” ha quasi pianto).
Il mondo totalmente confederato della Schützenwiese (notare la tribunetta in foto che fa da asilo nido) ha sancito che i Leoni sono tornati a miagolare all’ultimo posto in graduatoria, battuti da un Lucerna zeppo di virgulti: Ottiger e Villiger hanno 19 anni, Jashari e Diambou 20, Beloko e Beka 23, Burch e Chader 22, e c’è stato spazio nel finale anche per Leny Meier, 18 anni. Tutti insieme hanno meno anni di noi.
Alla fine, nella processione santa dell’abbandono dello stadio, ci si affida ai Monty Python, Always Look On The Bright Side Of Life, che vale per il Winterthur in coda per la salvezza e anche per tutti noi che ci ammazziamo di lavoro durante le feste, e per fortuna che il dono dell’ubiquità ancora non esiste e si guarda al lato positivo della vita.