Eva
Massimo
Recalcati, nel libro “La Legge della parola”, spiega che non si
può vivere senza l'Altro, altrimenti l'umano si spegne e non ha
desideri. Adamo viene privato di una sua costola e gli viene offerto
un “essere” che rappresenta parola e anelito. E che colma la pena
che gli manca qualcosa. Ma la privazione non è perdita, è apertura,
è incontro, è trasporto verso l'Altro. L'origine del mito del
desiderio è questo: ricercare nell'alterità quello che non si
riesce a raggiungere da soli. La relazione non è una
“riunificazione” e nemmeno un “rispecchiamento tra uguali”.
Conta la presenza.
Kant
È
Immanuel, è il filosofo massimo rappresentante dell'illuminismo
tedesco. Il suo intento è quello di criticare “la ragione”, per
determinare le condizioni di possibilità e i limiti di validità
delle capacità conoscitive dell'uomo, nei vari campi della sua
attività: scienza; morale; arte. Sulla sua tomba fece scrivere: “Il
cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me”. Era uno
strenuo difensore della libertà di pensiero, l'uomo doveva adoperare
la “ragione” per esaminare le opinioni degli altri e superare i
pregiudizi.
Nel
1963, era l'albo numero 3, le sorelle Giussani fecero debuttare,
nella serie Diabolik,
Eva Kant. Capelli
raccolti, lineamenti fini e belli, sguardo penetrante, bionda (come
Grace Kelly e Kim Novak). Il poeta avrebbe parlato di “corrispondenza
d'amorosi sensi; lo scrittore di “affinità elettive”; il
drammaturgo “di un amore che se è folle e se è peccato, il
peccato fa divenire innocenti”; il compositore di “fuggevol ora
che si inebria a voluttà”. Diabolik ed Eva erano alla ricerca
l'uno dell'altra. Lei appare come una donna sofisticata,
dichiarandosi, subitaneamente, di essere pericolosa. È sensuale
all'inverosimile. Per alcuni anni ha un ruolo schivo, segue, fedele,
le decisioni del suo compagno. Ma poi emerge la sua personalità,
cresce, reclama autonomia e indipendenza e la ottiene. Il rapporto
diventa duale, paritario. I due condividono la vita in maniera
complice, divorati da una passione che si percepisce e che non sembra
avere fine. Si bastano, non si giudicano e non hanno remore morali:
oltrepassano i limiti, li oltraggiano spudoratamente e con
consapevolezza. Hanno un unico orizzonte: loro stessi.