Calcio
Buio a San Siro
L'Inter perde ancora, il quarto posto si allontana
Pubblicato il 16.04.2023 06:04
di A. L.
In campionato la crisi dell'Inter è inesorabile e ineluttabile. Le sue cadute non sono mai normali, sconfinano nel melodramma. I numeri non ammettono repliche: 11 sconfitte stagionali, ultime 3 partite in casa perse.
L'attacco sulla carta dovrebbe fare la differenza ma Lautaro non segna dal 5 marzo; Dzeko dal 18 gennaio; Correa dal 29 ottobre; Lukaku su azione è andato in gol solo alla prima giornata. La squadra è lenta, il suo gioco è sterile, la manovra si sviluppa prevedibile. Il mister non cambia mai tattica, è un ortodosso, è fedele alla sua linea, è un oltranzista del modulo. E puntuale arriva l'errore. Le responsabilità di Inzaghi sono evidenti, ma è specioso e riduttivo individuare nel piacentino “il colpevole”.
La crisi dei nerazzurri è societaria ed è profonda. Il club è in vendita, ma di fatto non ci sono acquirenti o meglio nessuno è disposto a mettere sul piatto la cifra, oltre un miliardo di euro, che Zhang vorrebbe incassare. La potenza economica dei cinesi è scomparsa, evaporata. L'Inter perde circa 10 milioni di euro al mese, ha un debito di 400 milioni con una scadenza pluriennale, ma entro il 2024 deve restituire oltre 300 milioni a un fondo americano, per quest'ultimo prestito in pegno c'è la società stessa. Un eventuale acquirente dovrebbe pagare Zhang; aumentare il patrimonio netto; avere i mezzi per sostenere una stagione intera con due campagne di calcio mercato. L'investimento dovrebbe aggirarsi sui 2 miliardi. Passa il tempo e Zhang dovrà limare al ribasso le sue richieste. La programmazione nel medio ma anche nel breve periodo è impossibile. Si gestisce un'emergenza continua. Paradossalmente per la società è vitale arrivare tra i primi 4, l'avanzata in Coppa è un dettaglio. Non partecipare alla prossima Champions sarebbe un danno economico, che pregiudicherebbe le ambizioni della prossima annata. Marotta e Ausilio sono dei meri esecutori, hanno poco spazio d'azione e le loro ultime mosse le hanno pure sbagliate. L'Inter dovrebbe finire, prima o poi, in mani americane o arabe.
E al tifoso della Beneamata non resta che struggersi, precipitare nel burrone dell'esistenzialismo, e parafrasando il poeta domare “lo spirto guerrier ch'entro rugge”. Ci sarà un domani, forse.